VALERIA CAMINITI (6 dicembre 1991) - ARTISTA

 

 

 

Recensione: Erika K.Biondi

 

Si potrebbe scrivere per ore della biografia di una persona, ma vorrei andare oltre perché da anni osservo i lavori di questa ragazza e posso assicurare che l'arte e le emozionalità sono forti anche solo parlando con lei.

Valeria è un'artista e attraverso le sue opere parla tanto di sé e di quel sentimentalismo profondo e malinconico che la contraddistingue.

Occhi grandi quasi intimoriti, un viso dolce in contrasto con l'aria corrucciata e quasi schiva di chi vive in un universo parallelo fatto di sogni che rincorrono un'infanzia ormai lontana e un quotidiano che la tiene legata alle paure e alle dinamiche di una realtà che la fa sentire quasi un'estranea.

Guardando le sue opere emerge la voglia di plasmare e di creare tant'è che ultimamente non usa mai la bozza, ma accarezza il foglio e la tela come a farlo suo, come a trasmettere il suo calore per poi creare dal nulla e di getto sull'emozione del momento. Valeria non segue e non ama una corrente particolare anche se il suo amore per il Giappone e la cultura del sol levante sono tangibili in diversi disegni, certi momenti sembra di carpire l'Ukiyo-e (l'immagine del mondo fluttuante) con la sua cultura giovane e impetuosa che rappresenta una realtà a parte (non a caso il termine è anche un'allusione scherzosa al termine omofono “mondo della sofferenza”); allo stesso tempo si percepisce fortemente l'influenza di manga e anime talvolta in raffigurazioni quasi “splatter inspired”).

Rappresentazione di ragazze con corpi feriti e coperti spesso da cicatrici, sguardi impauriti, quasi trattenuti in una ragnatela del reale da cui le protagoniste vogliono fuggire, visi spesso contratti, talvolta seminascosti, altre volte sfuggenti, linee molto morbide e sensuali, quasi procaci e beffarde creature sfuggenti pronte a volare oltre il foglio bianco verso la luce,ma trattenute da mani contratte e contorte e da fondi spesso privi di luce e colore.

Valeria avrebbe voluto terminare gli studi a Brera, ma una serie di dinamiche familiari la inchiodano alla quotidianità isolana in cui si ritrova ora e da cui cerca di evadere con la fantasia e la creatività.

Un passato di brutti ricordi e problemi di salute forse hanno fatto da cornice a questo carattere che può apparire schivo e sotto le righe ma che nasconde una sensibilità fuori dal comune e un gusto verso un bello alternativo degno di nota. Il pensiero originale, prima di creare, spesso è un viso, magari carino e dolce, poi prendono vita queste donne machiavelliche e tormentate che mi hanno fatto sentire anche il sapore del romanticismo vero e proprio, quello fatto di notte, luna, paesaggi spogli quasi cimiteriali e un forte senso di bellezza legato alla malinconia e alla consapevolezza dell'effimero e della caducità della vita stessa. Valeria è cosciente della brevità dell'esistenza eppure con le sue opere manda un messaggio, un grido silenzioso di cambiamento che potrebbe avvenire e portare a una mera serenità ma che sfocia nel “male di vivere” moderno fatto di paure, insicurezze e insoddisfazioni e legate allo stato arido e crudele della vita e della società moderna che ci vuole tutti standardizzati e dentro certi canoni. Lei non è questo, non lo sono le sue creazioni, Valeria può, Valeria punta i piedi e grida uscendo dal coro e dal silenzio, mette chi guarda i suoi disegni, di fronte alla cruda realtà senza filtri e senza veli, non a caso queste donne bellissime, spesso hanno corpi con fianchi prorompenti e seni in bella vista in netto contrasto con cicatrici e pelle aderente alle costole aguzze semicoperte da braccia che pare vogliano proteggere....Corpi che parlano di femminilità, maternità e vita, ma anche di morte, dolore e decomposizione, visi con teste spesso quasi caricaturali, ma talmente impaurite e distaccate da far male. Non ci sono mezze misure: se si ama si ama anche troppo, incassando delusioni, se si odia lo si fa sempre senza mezze misure...momenti di affettività e felicità alternati a malinconia e sofferenza interiore: un cocktail letale che estranea dalla realtà ma che indirettamente fornisce il materiale di base per creare disegni bellissimi.

Questa ragazza fuori dal comune è un genio, plasma il colore sotto le sue mani, amando la creta per la possibilità di poter maneggiare, ma trascurandola per problemi di cottura e lasciando libero campo a olio e acrilico. L'opera prende forma con pennellate dense e decise, anche un pò' sporche ascoltando musica forte e anche triste.

A me gli occhi, credo che poche volte il grido buchi la tela o il foglio e oltrepassi l'etere per arrivare alle emozioni individuali e Valeria lo fa egregiamente: spero di vedere una mostra dal vero di questa piccola grande donna amante del blu in tutte le sue varianti...buona fortuna!

“E' notte e si consuma la mia poca voce, vedo già la luce che mi tradirà

è una giornata scura che mi toglie il fiato, chiuderò la porta e non ci sarò più

troppe rivoluzioni in scatole nascoste dietro porte chiuse, troppa ipocrisia

ho sciolto i miei capelli, chiuso la mia testa dentro un posto stretto senza verità

ho saturato l'aria di pensieri usati, vuoti ma felici da portare via

ho conosciuto il senso di giornate spente, di mani ferite dalla libertà

e non so più cos'è la verità

e non so più qual è la verità...”

(Eva Poles – L.I.U.S.S.)

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