13 REASONS WHY

 

Autore: Brian Yorkey

Attori: Dylan Minnette, Katherine Langford, Christian Navarro

Anno: 2017

 

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Nya

 

 

Finalmente un telefilm che parla di cose reali, che accadono ogni giorno, un telefilm che invita ad aprire gli occhi. E' la prima volta che recensisco un telefilm, ma questo, secondo me, merita davvero.


"13 reasons why",
prende spunto dal romanzo “13” di Jay Asher e parla di un'adolescente, Hanna Baker (interpretata da Katherine Langford) che si toglie la vita perché non capita, perché si sente sola, perché nessuno sente le sue grida interne di aiuto. Una ragazza che lascia delle musicassette dove spiega il motivo di quel gesto e le persone che hanno contribuito a farlo. 13 registrazioni appunto, dove 13 persone si troveranno il dito di Hannah contro. Non i genitori tra questi 13, ma amici e conoscenti.
Ho amato follemente questo telefilm e l'ho fatto fuori in 3 giorni perché era immerso in una lentezza tale da farti cadere dentro quelle scene. Attenzione: quando dico “lento” non per forza è una cosa negativa, anzi. Questa lentezza, secondo me voluta dai produttori, vuole fare in un certo senso capire la lentezza e il percorso graduale dell'arrivare a fare gesti del genere. Come spesso ho sentito dire nella vita reale, la prima frase detta in questi casi è sempre: “lo ha fatto perchè voleva delle attenzioni”. A me ha sempre dato fastidio sentire questa frase-giustificazione. Mi sembra più un modo per giustificare appunto il non essere stati capaci di capire determinate cose. E' una frase che ho sempre visto come una mancanza di rispetto nei confronti di chi fa queste cose: non rispettiamo l'intelligenza di una persona. Stiamo dicendo con quella frase che quella persona è così poco intelligente da rischiare la vita per un po' di attenzione. Io non sono d'accordo. La depressione è una cosa seria, non può essere debellata con una frase del genere.
Ma tornando al telefilm, un'altra cosa che mi ha colpito parecchio è stata la bravura degli attori nel recitare. Trasmettevano tutto quello che c'era da trasmettere: ansia, paura, dolore. Una delle ultime scene, quella del suicidio di Hannah nella vasca mentre si taglia le vene, è molto pesante ma interpretata benissimo. Per un attimo anche io ho chiuso gli occhi. In un primo momento non capivo perché avessero messo interamente quella scena, poi invece ho capito che era d'uopo, come uno schiaffo in faccia, per punizione. Una punizione per tutte le volte che abbiamo detto o fatto qualcosa a qualcuno, una punizione per tutte le volte che non abbiamo capito se una persona più o meno vicina stava male. Già, perché è proprio quello il messaggio del telefilm. 13 Reasons Why ci prega di fare attenzione da ora in poi a ogni piccolo gesto, a ogni parola, perchè tutto può ripercuotersi su qualcun altro, anche a distanza di tempo. Un po' come il famoso Effetto Farfalla. Ho letto molte approvazioni ma anche molte critiche a riguardo e addirittura c'è chi pensa di introdurlo come visione obbligatoria nelle scuole. All'inizio leggendo quest'ultima notizia ho un po' storto il naso ma forse così male non farebbe, magari sistemando un po' la scena del suicidio ed evitando di fare vedere come si fa. Ma se ha fatto bene a me che adolescente non sono ormai da un po', farebbe bene sicuramente nelle scuole. In conclusione, i temi trattati sono stati tanti: suicidio, bullismo, violenza sessuale, violenza verbale, depressione, tradimenti, e tutti trattati nel miglior modo possibile.
Molti si son chiesti se Hannah è un personaggio un tantinello esagerato, tanto da (tornando al discorso di prima) registrare addirittura delle cassette, numerarle con uno smalto blu, metterle dentro una scatola di scarpe e consegnarle al primo che avrebbe dovuto poi innescare l'effetto catena tra tutti i componenti di quelle cassette. Ha dettato ordini anche da morta, e, secondo molti, ha richiesto attenzione lasciando quelle cassette.

C'è chi la chiama Esagerazione, io, semplicemente, la chiamo Sensibilità.

 

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