DOMUS DEI TAPPETI DI PIETRA

 

Ravenna

 

Sito archeologico (Via Gian Battista Barbiani, 16, 48121 Ravenna)

 

 

Recensione: Erika K.Biondi

 

 

Complesso di Santa Eufemia, Ravenna: un minuscolo cortile interno accoglie il visitatore ignaro che si trova all'interno di una piccola chiesa settecentesca, una sala audiovisivi e una biglietteria che apre l'accesso a una scala...pochi gradini e si schiude uno spettacolo di quelli che lasciano senza parole; là sotto c'è un'antica Domus quasi perfettamente conservata, illuminata da luci soffuse, sovrastata da un soffitto color blu notte nella magia di un “paesaggio” fuori dal tempo, che per secoli è rimasto tra le macerie conservato e addormentato in un limbo temporale che ne ha custodito la forma e la maestosa bellezza.

Un viaggio virtuale nel passato perché là sotto tutto si è fermato ed è tornato a noi col profumo di un'epoca che ha fatto storia e che parla di un'antica capitale, Ravenna, regina dell'impero romano d'oriente, l'anello che faceva da ponte tra est e occidente, la culla della cultura bizantina col suo profumo di spezie, di mosaici policromi, gemme fatte di colore, luce, di marmi e ori in cui lo sfarzo e la cura della rappresentazione veniva lasciata alle tessere in opere d'arte talmente inusuali e affascinanti da rendere questo luogo unico nel suo genere.

Credo che la Domus dei tappeti di pietra possa considerarsi uno dei siti archeologici più importanti scoperti negli ultimi decenni in Italia e a mio parere uno dei più belli di Ravenna non foss'altro per la location sotterranea che permette di camminare sopra i resti tramite una pavimentazione quasi totalmente in vetro sospesa a pochi centimetri dal suolo.

Era il 1993 e presso via D'Azeglio, mentre si scavava per realizzare un parcheggio sotterraneo dalle macerie emersero dei mosaici. Siamo a 3 metri circa sotto il livello stradale e lo scavo ha portato alla luce un edificio bizantino del V-VI secolo (età augustea) composto da 3 cortili e 14 ambienti quasi perfettamente conservati con pavimenti in mosaico policromi decorati a motivi floreali e geometrici molto raffinati. Dopo il ritrovamento è stato eseguito un restauro minuzioso e ricollocato il tutto nella posizione originale. Già di per sé queste rappresentazioni sono da considerarsi uniche perché di una precisione e di una bellezza talmente raffinate e particolari tali da lasciare senza fiato, in aggiunta ci sono due elementi che fanno dell'intero complesso un caso eccezionale: “La danza dei Geni delle Quattro stagioni” e il “Buon pastore”. Sono realizzazioni particolari per l'epoca perché la raffigurazione umana sui pavimenti non era contemplata, lo stesso uso di tessere in oro non avveniva per queste opere. Il “Buon Pastore” viene rappresentato secondo uno schema che resta ancora un mistero, il personaggio è in posizione frontale, poggiato ad un bastone e con le gambe incrociate. Il vestiario: una tunica azzurra decorata di porpora, un mantello triangolare ed alti calzari intrecciati. Il paesaggio è stilizzato e costituito da due alberi su cui poggiano due uccelli azzurri, simmetrici e da un ramo della pianta di destra scende una siringa. Il Buon Pastore accarezza una pecora con la mano destra la quale protende il capo mentre a sinistra una seconda ha la testa china intenta a brucare.

Il mosaico più bello dell'intero sito però è la “danza dei Geni delle stagioni” con le 4 stagioni che danzano a cerchio mentre un suonatore in secondo piano regge una siringa; Ogni Genio è caratterizzato e particolareggiato, dall'autunno in primo piano, di profilo, con sandali ai piedi, una tunica bianca ricamata e una corona da banchetto sul capo, a destra l'Estate, purtroppo manca parte del mosaico ma si intuisce una veste chiara e spighe sul capo, alla sinistra invece la Primavera, sempre calzari ai piedi, un abito rosato e un copricapo di fiori/foglie rosse e rosa, l'Inverno è rappresentato di fronte, con un mantello e un cappuccio verde-azzurro e pantofole ai piedi, canne tra i capelli. In secondo piano il suonatore con una tunica ricamata bianca e uno strumento a fiato. Questa danza veniva eseguita ogni primavera dai romani per scacciare l'inverno e accogliere la rinascita della natura e del rinnovamento. Da notare anche la rappresentazione delle ombre sotto i soggetti e anche se la prospettiva non è realistica è da valutare il voler rappresentare una realtà tangibile.

Il complesso è stato inaugurato nel 2002 con la presenza di Carlo Azeglio Ciampi e da allora viene considerato una delle bellezze uniche di questa città nel cuore della Romagna.

Durante i mesi estivi sono aperte le visite anche in notturna con un piccolo tour che comprende la Domus sopraccitata, San Vitale, il bellissimo Mausoleo di Galla Placidia e il Museo TAMO (dedicato al mosaico antico e contemporaneo nel complesso monumentale di San Nicolò). Uno di quei rari casi in cui la realtà supera la fantasia.

Buon Viaggio nel passato.

 

“L'uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell'attualità, nell'eternità costante”.

(Jeorge Luis Borges)

 

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