BIENNALE DI ARCHITETTURA 2018

 

 

 

 

 

Sede: Venezia, Giardini dell’Arsenale

Periodo: 26 maggio – 25 novembre 2018

Curatori: Yvonne Farrell, Shelley McNamara

 

 

Recensione: Marypollon

 

 

Anche quest’anno sono andata ai giardini della biennale di Venezia che si sta concentrando sul tema del “Free Space”.

 Le curatrici Yvonne Farrell e Shelley Mc Namara spiegano che questo spazio non è da vedere come un semplice elemento architettonico ma come elemento chiave della civilizzazione, intesa come  celebrazione di componenti culturali, ed è di gran lunga più importante di determinati oggetti architettonici. L’esposizione è aperta fino al 25 Novembre e viene affiancata da ben 63 compartecipazioni nazionali e terrà luogo negli storici padiglioni , giardini, nell’arsenale e nel centro storico di Venezia.

Sono presenti 6 paesi, per la prima volta, alla biennale dell’architettura e sono: Antigua & Barbuda, Arabia Saudita,  Guatemala,  Libano,  Pakistan e Santa Sede.

Il manifesto si focalizza su tre punti fondamentali:

1)La capacità di offrire libertà negli spazi dell’architettura, intesa come la possibilità di soddisfare desideri latenti e migliorare la qualità della vita con generosità di spirito e senso di umanità.

2)L’opportunità di imparare a valorizzare la natura ed i suoi doni attraverso modalità vantaggiose dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.

3)L’abilità di escogitare nuove soluzioni con le quali l’architettura possa portare maggiore benessere e dignità agli abitanti di una regione.

Ci sono molti elementi di questa esposizione che mi hanno colpito, uno di questi è il “Meetings on Architecture” che consiste in conversazioni tra le curatici e i protagonisti delle mostre ,riguardanti le varie interpretazioni attribuite al manifesto, ad esempio la London School of Economics o il Albert Museum di Londra. Un altro elemento degno di nota sono i padiglioni ,quelli che mi hanno colpito di più sono:

1)La Palestina che ha tenuto un discorso che ha invitato a riflettere sulla coesistenza e sulle fragili regole di convivenza tra culture diverse e i loro luoghi sacri che spesso diventano scenari di conflitti. L’architettura è un elemento cruciale per il mantenimento dell’equilibrio della regione, che dalla fine della guerra in Palestina sta facendo fatica a ristabilire la sua posizione.

2)Francia: Il padiglione dedicato alla Francia ha dimostrato come è possibile recuperare luoghi pubblici trascurati attraverso l’utilizzo di 10 siti trasformati che trasmettono una grande attenzione al dettaglio e al concetto della condivisione. Sono esposti molteplici oggetti emblematici  con lo scopo di suscitare empatia e nostalgia, in questo padiglione è stata evidenziata la capacità di un popolo di far risorgere spazi abbandonati.

3)Polonia: La Polonia ha trattato di “Amplifying Nature” con lo scopo di indurre lo spettatore a ricostruire un’ immaginazione  planetaria attraverso l’analisi dei fenomeni gravitazionali, delle oscillazioni della luce, dei moti circolari dell’acqua, della pioggia e dei ritmi circadiani.

Un’esposizione molto suggestiva con concetti profondi, filosofici; la visione delle curatrici emerge in pieno attraverso i loro interventi  nel “Meetings on architecture”.

 

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