MOSTRA FOTOGRAFICA CLUB CSI “Carlo Savoia”

 

Luogo: Forlì, Sala del Chiostro di San Mercuriale

Data: 22 ottobre 2017

 

 

Il nostro giudizio: Molto Buono

Recensione: Erika K.Biondi

 

Data unica per la mostra fotografica del Club CSI “Carlo Savoia”, piccolo ma intenso evento curato dai ragazzi del gruppo accomunati da una passione comune: la fotografia.

In occasione della festa di San Mercuriale a Forlì, nella sala del chiostro adiacente alla medesima chiesa è stato allestito l'evento. Ambiente austero, ma spazioso reso minimale e asettico con l'uso di pareti nere su cui ogni membro ha esposto a campione il frutto del lavoro e dell'emozione  dei mesi passati esternando la propria sensibilità e mettendosi a nudo come solo una foto può fare.

Fotogrammi che bloccano il momento e congelano il tempo nell'impeto di un movimento psichedelico dove il cerchio prende forma ed emerge con la sua luce nella cromia unica di un crepuscolo, perpetuando il proprio moto in uno scatto, secondo la visione di Matteo Cicognani: “il cerchio è il simbolo dell'armonia, di ciò che non ha né un inizio né una fine, ed il tempo misura le sue trasformazioni”. Immagini accattivanti e incisive che graffiano la pellicola e si ergono dando vita e moto alle forme come a voler creare opere surrealiste cariche di significato e pathos.

Ivan Bertoni si concede delle riflessioni in bianco e nero in una dimensione di silenzio: lo scorcio ai piedi di una scala, un ambiente sacro, un tavolo apparecchiato dove la natura morta quasi dimenticata sulla tovaglia urla un senso di emarginazione che porta l'odore di tempi passati, o ancora persone appartate nella notte come in un'alcova. Poi un violoncellista immortalato nell'atto di suonare, in piena concentrazione come estraniato dal mondo e colpito da una pastosa luce dall'altro che mette in risalto la passione dell'istante: “arte, musica, poesia...tutto si fonde in un'unica emozione.”

La mostra prosegue da sinistra verso destra, dalla sensazione di oblio e malinconia dei due autori precedenti si passa all'esplosione di colori e agli scatti “rumorosi” di Emanuele Bortolotti che congela l’attimo del di qua dagli spalti durante il concerto dei Rolling Stones visto con gli occhi del pubblico (“alla faccia di chi ci vuole male”).

Poi arriva lei, Franca Panzavolta con la sua “La vita comunque”: tre scatti, tre ritratti che raccontano la quotidianità, momenti passati, dolori, paure, visi segnati dalla vita che bucano l'obiettivo per la loro intensità e per la presenza scenica ruvida, senza tanti sconti o giri di parole, e qui mi soffermo sull'immagine centrale: un volto che guarda con sofferenza verso un ipotetico orizzonte, solcato da rughe profonde come i segni lasciati sulla terra dall’aratro, graffiati da un’esistenza che ha risparmiato poco e dove una piccola lacrima fa capolino all'occhio destro. “Spesso di fronte al dolore, alla vecchiaia, al buio di una mente rimasta nel limbo noi indietreggiamo, chiamandoci fuori da una realtà che pare non appartenerci. Noi desideriamo circondarci di bellezza, di gioventù, di momenti allegri e gratificazioni personali, e così facendo, dimentichiamo che tutto il resto è vita comunque...”

Antonio Di Franco cattura la sua visione di mare (“Dopo l'istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima”) : gli azzurri si rincorrono tra la luce delle onde e il cielo terso, nella solitudine di una bottiglia dimenticata o di un ramo, quasi a farci pervenire l'odore di salsedine trasportato dalla brezza in un limbo di quiete apparente.

Giorgio Peloni si esibisce  con una serie di ritratti, “gente che mi sta attorno” che raccontano di vacanze, di attimi e di momenti strappati alla quotidianità con ironia ed espressività filtrata attraverso gli occhi dei soggetti.

Seguono Riccardo Rasponi e Valentina Savoia che con i loro “artisti di strada a Pennabilli”: rompono la quiete e catapultano il visitatore in un tripudio di colori, odori percepiti con la mente, rumori, in una realtà che narra di tradizioni e festa attraverso le espressioni artistiche dei busckers.

Andrea Valmori racconta la Romagna avvalendosi di vettori quali il paesaggio, la cucina, cromie squillanti;  la riassume in tre foto che sembrano un libro di favole: “giriamo il mondo per riempirci gli occhi e la mente...invece abbiamo qui nella nostra terra ciò che già ci riempie...”; una lettera d'amore verso un territorio  che si esprime nei piccoli gesti e nel paesaggio addormentato.

Tematiche simili quelle di Matteo Neri con il suo “Matteo racconta”, in cui nella luce fredda esalta la notte, il mare e il legame con la quiete che emerge tra i blu e l’arancio dell’orizzonte contro cui si stagliano sagome nere di edifici e imbarcazioni: strade fatte di acqua o ciottoli verso l’ignoto in un mix di inquietudine umana e anelata pace.

Giulia Bulgarelli ci porta a Capri e alle sue bellezze con una magica citazione di Pablo Neruda da la “Chioma di Capri” facendo vivere nelle immagini le parole del poeta, dalle onde, le cime aspre, i tornanti come “torri orgogliose”, le piccole macchie di colore degli oleandri, omaggio a un paese che profuma di mare e sole.

Daniela De Paoli immortala “il Castello di Castrocaro e il nonno in lettura” evidenziando toni che vengono dalla terra caldi e pacati, in contrasto con quelli freddi di una natura circostante o di un pavimento illuminato, come a ricordare quadri del settecento e un ritorno alle origini.

Conclude la mostra un pot pourri di scorci e paesaggi in un intrigante mix di natura in fermento, angoli quasi decadenti di silenzio in forte contrapposizione, ma anche in piena linea tematica come a voler chiudere il discorso iniziale del cerchio in un'idea di opposti che si attraggono rincorrendosi.

Una piccola mostra, pochi pezzi, ma qualitativamente notevoli per l'approccio emotivo, ritagliando un microcosmo di riflessione silenziosa nel rumore caotico della quotidianità, peccato per l'unica data, speriamo di vedere il gruppo crescere e poter assistere ad altre esposizioni. Una scuola di vita sulla vita in cui se ne esce sensibilizzati in un'epoca che poco lascia alla fantasia e al sentimento.

“Fotografare...è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E' un modo di vivere...”

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