CYNDI LAUPER - THE GREATEST HITS TOUR

 

 

 

Luogo: Roma, Auditorium Parco della Musica

Data: 6 luglio 2016

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Enrico C.

 

Le persone che come me si sono “formate” musicalmente negli anni ottanta e nei primi anni ’90 non possono non ricordarla…la zingara del pop-rock dalle lunghe gonne ed i capelli colorati ante-litteram, paladina dell’emancipazione femminile e di quel “Girls just wanna have fun” che è diventato quasi un inno di una generazione intera di ragazze.

 

Ma anche l’artista impegnata su temi all’epoca completamente tabù come la masturbazione o l’omosessualità femminile, molte volte protagonisti dei suoi brani, e sempre in prima fila nelle iniziative benefiche e di fundraising come quelle della lotta contro l’AIDS che proprio in quegli anni iniziava a diffondersi e a mietere le sue vittime.

Oggi, a poco più di 30 anni, da quando il suo primo disco dal titolo programmatico “She’s so unusual” conquistava le classifiche, Cyndi Lauper torna a calcare i palcoscenici europei con un tour dal visual a tinte western, una moderna cow-girl che vuole trarre linfa ed ispirazione dalle sonorità country del suo ultimo lavoro “Detour”.

Attenta come sempre al look ed alla presentazione “visiva” dei suoi spettacoli, la 63enne artista newyorkese si presenta sul palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma “armata” di valigia e cappello scuro ed in compagnia di un’ottima band, tutti rodati “session-men” provenienti da Nashville, la patria del country, in cui appunto l’album è stato registrato.

E l’impressione complessiva fin dall’inizio è ottima: i nuovi brani scorrono fluenti accompagnati dai classici del passato come “She bop” o “I drove all night”, la voce è quella splendida di un tempo sia nelle tonalità più alte (la vera specialità della Lauper) che nei suoni più bassi e “caldi”.

La durata del concerto non è elevata, un’ora e venti circa per 14 brani soltanto (inclusi i bis), ed è forse l’unica pecca di un evento, che per il resto, registra un crescendo continuo di empatia con il pubblico.

Cyndi si muove molto sul palco (denotando una forma davvero invidiabile) e parla molto rivolgendosi agli spettatori; la ragazzina irriverente del passato ha fatto posto ad una signora matura che racconta in modo autoironico molti aneddoti della sua carriera (molto interessante la storia della nascita di “When you were mine”, scritta da Prince), lasciandosi andare anche a momenti di tenerezza, quando rievoca la sua vita da bambina “malata” di film e romanzi western.

 “You don’t know” è forse il momento più intenso prima del bis con tutte le grandi hit, il brano, sicuramente il migliore dell’album “Sisters of Avalon” del 1997 rivive splendidamente in una versione rock che coinvolge tutti i musicisti oltre alla meravigliosa voce della Lauper.

Già, i bis…non possono mancare ovviamente “Girl just wanna have fun” e due fantastiche versioni in chiave “intimista” di “Time after time” e “True colors” in cui Cyndi è praticamente da sola a cantare e suonare davanti ad un pubblico che ormai ha lasciato le poltrone e si assiepa , rapito dai ricordi dell’adolescenza, di fronte al palco.

E’ questo il segreto: per tutti gli spettatori il concerto è un viaggio in una sorta di epoca dell’oro, un passato, ormai mitologico, associato ad un’emozione, un’immagine da riportare a galla; e solo i grandi artisti in grado di mantenere per decenni e decenni inalterata la loro fama e popolarità hanno il potere di rendere possibile questa magia.

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