AEROSMITH - AERO-VEDERCI BABY TOUR 2017

 

Luogo: Firenze, Visarno Arena

Data: 23 giugno 2017

 

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Enrico C.

 

Non dev’essere semplice per una band che ha fatto della capacità di tenere il palcoscenico il principale punto di forza decidere di abbandonare i live dopo 47 anni passati – in gran parte – ad esibirsi dal vivo.

Ma gli anni trascorrono per tutti e probabilmente l’ipotesi di “vivacchiare” con concerti a rischio zero, tenuti con il freno a mano tirato, non dev’essere passata nemmeno per la testa a Steven Tyler & Co., abituati da sempre a non risparmiarsi con performance dal grande impatto visivo e sonoro in giro per i festival musicali estivi in tutto il mondo.

Di qui la scelta di un tour dall’emblematico titolo “Aero-vederci baby” che suona come un chiaro congedo ai fan di tutto il mondo, anche se – come da prammatica – Tyler e Perry non hanno mai svelato il mistero se sia davvero questo il tanto annunciato passo d’addio.

La tappa italiana è programmata alla Visarno Arena di Firenze, nell’ambito della rassegna Firenze Rocks e raccoglie un pubblico – come sempre dal profilo socio-anagrafico del tutto eterogeneo – di oltre 45.000 spettatori.

Grande attenzione è riposta, come negli standard degli Aerosmith, alla componente visiva: luci e scenografie in cui troneggia il logo della band (vero simbolo di appartenenza sfoggiato delle folte schiere di fan); le luci del palco si accendono mentre sullo sfondo compaiono le copertine dei 15 album in studio e 5 live realizzati a partire dal lontano 1973 in cui usciva “Aerosmith”, il primo disco della band formatasi a Boston.

La scaletta è intelligente e concepita in modo tale da non scontentare nessuno: un incipit insolito, ma dal titolo emblematico come “Let the music do the talking” tratta dall’album “Done with Mirrors” del 1985 e non frequentemente eseguita live; i grandi classici del primo periodo (tra cui giganteggia una splendida versione di “Dream on”, realizzata nel bis, con Steven Tyler che inizia al piano da solo, a cui si aggiunge Joe Perry in un crescendo entusiasmante, oltre a “Walk this way”, “Rag doll” “Sweet emotion”), le cover (“Stop Messin’Around” e “Oh well” dei Fletwood Mac, la notissima “Come togheter” dei Beatles), le ballate più popolari che hanno avvicinato le ultime generazioni (“Cryin’”, “I don’t want to miss a thing”).

L’impressione è che sul piano della forma fisica tutti i componenti della band siano perfettamente in linea con l’impegno richiesto; nonostante le quasi settanta primavere Steven Tyler (con il consueto mantello argentato ed i foulard attaccati al microfono) , Joe Perry (statuario negli assoli di chitarra), Tom Hamilton, Brad Whitford e l’applauditissimo batterista Joey Kramer (che compie gli anni proprio nel giorno del concerto e viene festeggiato da Steven e dai fan) non si risparmiano e mostrano “siluette” invidiabili se paragonati all’Axl Rose di Imola ad esempio…

Non manca ovviamente qualche mossa furba per prendersi una pausa ed allungare con assoli strumentali qualche pezzo e recuperare un po’ di fiato ed energia, ma nel complesso gli Aerosmith si confermano – come del resto molte band della loro generazione – protagonisti assoluti sul palco, capaci di tenere la scena con un carisma ed una personalità praticamente sconosciuti ai gruppi musicali di epoche successive. Lo stesso confronto, da questo punto di vista, con i Placebo (non esattamente gli ultimi arrivati) che suonano poco prima è impietoso: a fronte della collaudatissima coppia Tyler-Perry tutta Rayban e lustrini che gigioneggia con il pubblico ad ogni nota, Molko & Co. con gli occhi bassi sugli strumenti fanno la figura degli studenti del collage, bravi tecnicamente a ripetere il compitino, ma nulla più.

L’impressione complessiva è di un’esibizione di livello leggermente inferiore ad altre – superlative - del passato (è ancora nitido ad esempio il ricordo dello splendido live all’Heinecken Jammin’ Festival del 2010, nella cornice del Parco di S.Giuliano a Mestre), anche per la durata più breve (18 brani per un’ora e mezza); ma sicuramente saranno davvero in pochissimi a potersi dire insoddisfatti tornando a casa.

L’attualità dei brani e l’energia – senza tempo - delle esibizioni dal vivo di band come gli Aerosmith rende palese la pochezza della gran parte della musica contemporanea, allo stesso modo in cui il carisma e la personalità di alcuni artisti che hanno letteralmente plasmato generazioni di uomini e donne si confronta con i personaggi del nostro panorama musicale quotiodiano: fenomeni mediatici “creati” in provetta dalla TV e dai social media che però alla prova inappellabile del palco mostrano tutti i loro sconsolanti limiti.

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Rating 4.50 (2 Votes)