Autore: Giuseppe Quaranta

Anno: 2016

Il nostro giudizio: OTTIMO

 

Recensione: Erika K. Biondi

Giuseppe Quaranta: teniamo a mente questo nome perchè, sono sicura, ne sentiremo parlare ancora. Origini pugliesi, poi la passione per la musica e lo studio della chitarra lo portano a Roma all'università La Sapienza; qui inizia ad esibirsi dal vivo e ben presto si troverà a Bologna dove attualmente vive e lavora. Bologna, culturalmente parlando è una piccola, ma interessante realtà, importante snodo del centro nord e nettamente aperta e cosmopolita, un interessante bacino d'utenza per un cantautore di nicchia del calibro di Giuseppe e uno scenario perfetto per l'ambientazione dei testi. La bella città emiliana è allegra e solare, si respira aria di libertà e di gioventù proveniente da ogni dove, proprio per l'importante università, di riflesso però ci troviamo di fronte anche ad atmosfere talvolta malinconiche e grottesche tipiche di un capoluogo. Nei testi viviamo l'introspezione dell'autore e il bisogno impellente di liberarsi da ideali catene della quotidianità e della solitudine; la particolarità di Quaranta sta proprio nel netto contrasto tra ritmi talvolta allegri e da ballata con temi che fanno riflettere e che lasciano una mera malinconia e un senso di amarezza e vincolo profondamente tangibili. La noia, la nostalgia, le lacrime, il tempo che scorre, la ricerca della felicità, il bisogno di un abbraccio e di un bacio, di condivisione che sono la strada per la gioia e per la serenità interiore.

Cantautore, musicista, solista, i suoi lavori risentono fortemente dell'influenza della scuola genovese e l'ispirazione di voci note quali Franco Califano, Gino Paoli, Piero Ciompi, Claudio Baglioni, Tenco, Dalla, Graziani, De Andrè e l'inossidabile Domenico Modugno; in alcuni brani forte anche la presenza del mondo del progressive degli anni 70 con sonorità elettroacustiche.

“le regole della felicità” è il brano che dà il titolo al primo album che si compone di 9 pezzi inediti, un video un po' inusuale la rappresenta, illustrato da Pietro Franca alias Mastro Pennello che trascina l'ascoltatore in una sorta di animazione mediatica in cui vengono posti gli accenti sui tratti salienti del testo in una maniera quasi adolescenziale, un po' come se ci trovassimo di fronte a uno dei fumetti che leggevamo nella nostra infanzia, quindi apparentemente a un primo approccio assistiamo ad una rappresentazione semplice con carattere di ballata e ritmi molto orecchiabili, però entrando nel testo e nel disegno cogliamo la vera profondità del tutto: “Sì che non ti lascio solo ma in buona compagnia, io lascio il posto alla malinconia. Sei triste mia felicità, sei triste mia felicità te l'han detto mai? Nasci all'alba e poi la sera non vedi mai, ti guardo e vedo negli occhi tuoi, quell'amarezza che viaggia insieme a te non muore quando poi muori tu...”, testo molto delicato che ricorda fortemente lo stile di Domenico Modugno riportandoci a sonorità del passato.

L'intero album pare una sorta di “fotocopia interiore” in cui la malinconia diventa il denominatore comune di tutti i brani senza essere vissuta con ripetitività, ma che si manifesta in maniera tangibile, così come il forte senso di vuoto e solitudine, eppure questi ritmi un po' folcloristici che rimandano alle ballate popolari e l'intercalare spesso presente di “nananana/lalalala” vocali smorzano le tensioni e donano un tono quasi allegro e scanzonato in contrasto col testo ma che, nonostante tutto, sostiene un equilibrio davvero particolare.

Quaranta risulta solitario, notturno, intimo, unico protagonista in qualità di autore, arrangiatore, strumentista e produttore (la parte strumentale è praticamente tutta eseguita da sè).

Album libero senza grossi condizionamenti che fa riaffiorare emozionalità sopite e la sensazione della   ricerca continua di quella chimera chiamata “felicità” che forse poi, alla resa dei conti tanto chimera non è.

Altro brano degno di citazione  è “Il tempo”, cortometraggio girato a Bologna con la regia di Oscar Serio e la partecipazione dell'attrice  Martina Sacchetti, video all'apparenza semplice, ma molto incisivo con queste inquadrature/ritratti di volti popolari tanto quotidiani quanto particolari perchè vestiti del testo e contestualizzati nella realtà cittadina della Bologna di tutti.

I due brani sopra menzionati stanno riscuotendo in rete un ottimo riscontro, ma vorrei segnalare anche come degni di nota: “Un attimo”, “La mia maschera”, “Cioccolato e fragole”.

Voce melodica, calda, non sempre perfetta, con qualche piccola sbavatura che la rende particolare e quasi ovattata, ma davvero interessante e dolcissima anche se ruvida.

Il Disco ci piace, molto: da riascoltare più volte per essere apprezzato al meglio, da metabolizzare e vivere lasciandosi trasportare dalle sonorità delicate e piacevoli che solleticano l'emotività sensoriale portando l'ascoltatore a una dimensione di riflessione meditativa...

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Recensione: Enrico C.

Un tavolo scuro nella penombra, un bicchiere, il fumo che si spande e l’amata chitarra…un fotogramma tratto dal video de “Il tempo” riassume forse meglio di tante parole l’affascinante esordio di Giuseppe Quaranta, cantautore pugliese trapiantato a Bologna, alla sua prima sfida con 9 brani finalmente tutti nuovi, tutti suoi.

“Le regole della felicità” è un album sorprendente. Per musica, arrangiamenti e testi. O forse per nessuno di questi tre elementi in particolare, ma per la sapiente alchimia che li lega insieme in una parola unica: atmosfera. E’ la grande capacità di evocare atmosfere intimiste e minimali, sensazioni e stati d’animo ad affascinare l’ascoltatore; il protagonista assoluto – a volte citato esplicitamente nei testi , a volte semplice“convitato di pietra” è il tempo, la dimensione cronologica che abbraccia la vita intera dell’autore e ne ispira i brani, tutti autobiografici.

“Ed i giorni passano distratti, ognuno uguale a sé, le clessidre verdi che il tempo segnano e mi riempiono” sono le parole con cui si apre l’album, tratte dalla malinconica “La mia maschera” , ed è subito palese che sarà proprio il conflittuale rapporto con il tempo (interessante osservare come la parola “tempo” ricorra in cinque dei nove brani) da cui emergono immagini, volti, emozioni il vero leit-motiv dell’opera. 

Anche a livello musicale le scelte sono interessanti e certamente non scontate.  Emergono la crepuscolare ed affascinante “La mia maschera” tutta giocata sul rapporto tra le tastiere e la chitarra acustica, con uno splendido assolo finale di chitarra elettrica; “Il Tempo” che da un inizio in chiave minimale presto arriva ad un ritmo sempre più avvolgente e serrato, segnato dalle due chitarre che dialogano in evidenza ; e le più tradizionali ,ma comunque  fresche e briose “Cioccolato e fragole” e  “Il prossimo week end?” .

Davvero una bella sfida, quella di scrivere ed auto produrre un intero album, in cui tra l’altro Quaranta conferma le sue eccellenti doti di performer e di session-man cimentandosi in tutti gli strumenti , ovviamente a partire dalle sue amate chitarre. “Le regole della felicità” è una piccola chicca, una perla rara che abbiamo l’obbligo di portare a galla in un mainstream musicale fatto purtroppo di banalità e ritornelli facili.

 

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