Autrice: Cristina Giammito

Anno: 2020

Editore: Delta 3

 

 

 

 

 

 

Recensioni: Alessandro Bavuso, Enrico C.

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Il mio giudizio: BUONO

Recensione: Alessandro Bavuso

 

TRAMA:

 

Il romanzo inizia nel 1996, quando la giovane protagonista, Susanna, ha solo 14 anni e sta per iniziare le scuole superiori. Si è da poco trasferita a Roma con la famiglia da un centro molto più piccolo ed inizia ad affrontare una nuova fase della sua vita, che, per sua natura, è ricca di cambiamenti, ossia l'adolescenza. L'altro paradiso si presenta inizialmente come un'opera che sembra raccontare o almeno focalizzare l'attenzione sull'adolescenza e problemi ad essa connessa, ma dopo un inizio molto rilassato e tranquillo, dove anche i disagi adolescenziali sembrano essere molto sullo sfondo, la narrazione cambia nettamente rotta. La protagonista inizia non solo a confrontarsi con un nuovo ambiente e una nuova fase della propria vita, ma conosce l'amore e da esso si lascia trascinare nel mondo della droga, scivolando lentamente in una dipendenza sempre più forte, dall'uno e dall'altra, in un connubio sempre più distruttivo.

La famiglia di Susanna non riesce a rendersi conto di cosa nascondano i cambiamenti e disagi della giovane, e, quest'ultima, insieme al ragazzo Juri, continua la discesa in quella che adesso è la sua nuova "realtà". Pagina dopo pagina vediamo come la protagonista si trovi catapultata in un mondo molto diverso da quello in cui ha vissuto fino a quel momento, ma al quale sembra in qualche modo già appartenere. Ma, quando tutto sembra essere ben definito e la storia indirizzata verso un certo finale, il libro cambia nuovamente rotta e nella vita di Susanna torna una speranza, forse non troppo voluta dalla protagonista. Inizia quindi la fase della riabilitazione, della comunità e della possibilità di rinascita. E' a questo punto che il romanzo vira verso tematiche più emozionali e introspettive, inzia una fase più riflessiva, dove la protanista trascorre quel che resta della sua adolescenza in comunità, affrontando il suo percorso di rinascita. Infine, nell'ultima parte il romanzo ci mostra il dopo, dove una Susanna ormai maggiorenne, si confronta con la vita tornata alla "normalità" e la speranza, forse, di un vero paradiso...

 

RECENSIONE:

 

La prima cosa ad avermi colpito di questo romanzo è stata la scelta del periodo in cui ambientarlo, scelta che sembra più stilistica che altro, ma che a primo acchitto scatena subito una certa curiosità. Per quanto riguarda i temi trattati, la seconda metà degli anni '90 non sembra significativa, né in generale particolarmente iconica. Tuttavia, la scelta di ambientare un romanzo in questo specifico periodo storico gli conferisce una certa originalità, distaccandosi da una grossa fetta della letteratura che tende a preferire epoche diverse. Le atmosfere degli anni '90 si percepiscono dai dettagli sullo sfondo della narrazione e appaiono molto piacevoli e discrete. Riflettendo su quest'ultimo aspetto, mi sono reso conto che per larghi tratti della lettura, pur cogliendo dettagli dell'epoca qua e là nel racconto, le vicende narrate sono sempre rimaste centrali e sembre coinvolgenti. Questo modo di scrivere, a mio avviso, rende la lettura sempre attuale e porta a dimenticarsi completamente del periodo in cui si svolgono i fatti e, si percepisce che gli stessi potrebbero essersi svolti in qualsiasi momento. A contribuire a questo effetto c'è anche il modo di scrivere dell'autrice, infatti Cristina Giammito tratta temi molto forti e racconta episodi molto crudi con una scrittura molto ariosa e scorrevole. L'altro paradiso spinge a riflettere su tematiche legate al disagio adolescenziale e al mondo della droga, sempre molto attuali, senza bisogno di essere crudo. Il romanzo non è il classico pugno allo stomaco, ma l'autrice predilige un approccio più soft, rendendolo innanzitutto diverso, tra i molti romanzi che trattano la stessa tematica, ma anche più fruibile a un pubblico più vasto e anche più sensibile. L'autrice, non si limita a raccontare in modo puro e semplice l'adolescenza e la droga, né l'amore (o volendo il primo amore) e la droga. Mostra, invece, una storia in cui si crea un nesso tra l'amore e la dipendenza dagli stupefacenti, dove la protagonista si approccia e poi si abbandona alla droga per via dell'amore che prova verso il proprio ragazzo. I personaggi sono ben scritti e tutti abbastanza approfonditi, anche quelli più di contorno. Oltre alla protagonista, anche il personaggio di Juri si rivela essere ben strutturato e completo. Juri mostra a Susanna il suo, il loro, "l'altro paradiso" e dà il via a quel percorso che spingerà la protagonista verso il baratro, dando il via agli avvenimenti del libro e rivelandosi fondamentale non solo per la narrazione, ma anche per la riflessione che l'autrice spinge a fare.

 

CONSIDERAZIONI FINALI:

 

L'opera di Cristina Giammito mi ha colpito per le scelte stilistiche, la scrittura, e l'originalità nell'approcciare tematiche da un lato molto forti, dall'altro molto delicate e complesse. L'altro paradiso si è rivelato essere un romanzo molto intenso, attuale e profondo, ma soprattutto, a suo modo molto originale nel trattare tematiche già "molto sfruttate". Ritengo vada a riempire uno spazio che nel panorama letterario italiano è rimasto davvero troppo vuoto per anni, offrendo un'alternativa molto fruibile ad un pubblico di solito poco avvezzo a romanzi di questo tipo.

Per concludere, l'altro paradiso si è rivelato essere un romanzo molto completo: piacevole alla lettura pur trattando tematiche importanti e profonde, nel quale non mancano episodi forti e capaci di coinvolgere emotivamente, ma al tempo stesso adatto a tutti.

 

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Il mio giudizio: MOLTO BUONO

Recensione: Enrico C.

 

 

 

L’aspetto più sorprendente della prosa di Cristina Giammito è la sua vivida freschezza e la capacità di “penetrare” con le parole il pensiero e le emozioni dei suoi personaggi.

L’aggettivo più appropriato è appunto “sorprendente” visto che stiamo pur sempre parlando di un’autrice giovanissima, che affronta, senza alcun timore, per la sua opera prima, il complesso genere del “romanzo di formazione”.

Nelle circa trecento pagine di “L'altro Paradiso” ci sono tutte le fragilità e i dubbi dell’adolescenza ed è facile immaginare anche la presenza di spunti autobiografici dell’autrice.

I turbamenti, i dubbi interiori e le paure del personaggio principale, Susanna, sono le protagoniste assolute del romanzo, la voce narrante è solo apparentemente esterna, visto che il lettore riesce a “penetrare” appunto il flusso dei suoi pensieri, fino quasi a fondersi con lei.

Alcune parti della narrazione hanno un approccio quasi “visivo” e si presterebbero bene ad una trasposizione cinematografica, a partire dai primi incontri con Jury, il ragazzo “maledetto” (e come tale irresistibile fonte di attrazione) che condurrà Susanna nel vortice della droga.

Un lettore abbastanza esperto non mancherà di cogliere qualche spunto riconducibile ai “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” di Melissa P. e a “Jack Frusciane è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi, ne l’”Altro Paradiso”, tuttavia, è assente il distacco “asettico” della narrazione di Melissa o l’ironia della prosa di Brizzi: le immagini e le emozioni sono indubbiamente  molto forti, e per certi versi perfino “disturbanti” come in un “romanzo di apprendimento” di inizio ‘900.

L’amore per la scrittura di Cristina Giammito “deborda” dagli argini di ogni riga di questa opera prima come un vulcano di sensazioni che la pagina fa fatica a contenere: un esordio  promettente e un talento che dovrà essere assolutamente coltivato.

 

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