Autore: Elizabeth Gilbert

Anno: 2019

Ed: Rizzoli

 

Il nostro giudizio: ECCELLENTE

Recensione: Silvia Alonso

 

 

Lo ammetto: infrangendo il primo dogma della stretta cerchia di noi lettori incalliti, e quello ancora più rigido dei giovani scrittori, di cui faccio parte solo da poco, ho scoperto a suo tempo la straordinarietà della scrittura di Elizabeth Gilbert solo grazie a Hollywood e alla mia predilezione per Julia Roberts. Non potevo di certo perdermi l’ultimo successo cinematografico che, anche grazie al fascino di Javier Bardem e alla cornice esotica di Bali e il tema new age aveva fatto centro nel cuore di noi ragazze cresciute a pane e Pretty Woman.

Tra me e il famoso best seller Mangia prega ama è stato subito amore a prima vista, e ovviamente non potevo mancare di inserirlo nella mia personale top ten (facciamo anche top hundred?) dei libri imperdibili, assurgendo la sua strepitosa autrice a Guru del nuovo pensiero  femminile, intimista, mistico e pure un po’ folle.

Ma la città delle ragazze è qualcosa di forse ancor più sorprendente, sia dal punto di vista della storia, che per le sue raffinate soluzioni narrative, quali solo una grandissima scrittrice riesce a  fare (ricerca storica, cura nei dettagli, ampia conoscenza del mondo trattato).

Elizabeth Gilbert si rivela allora quel tipo di scrittrice che quando pensi di aver inquadrato, ti riesce a sorprendere con un bel sorpasso a destra e una virata contro vento. Al diavolo dunque i drammi d’amore, la ricerca mistica e le crisi di identità. Non troverete nulla di tutto ciò, se non una sconvolgente storia di frivolezza ambientata nella N.Y. degli anni Quaranta, dove le protagoniste potrebbero essere le antisegnane delle note eroine di Sex and the city, solo che meno ovvie, di cui il lettore si innamorerà ovviamente sin dalla prima pagina.

Lo stile brillante della Gilbert fa di ogni singola battuta un piccolo gioiello di umorismo, costringendo il lettore a chiedersi se per caso non vi sia il tocco nascosto del miglior Woody Allen di un tempo.

L’occasione dell’ambientazione vintage di un’esplosiva New York alla vigilia del secondo conflitto mondiale diventa il perfetto escamotage per portare alla ribalta una trama tutta glitter, nastri e lustrini, e dimostrare che, pur parlando di temi quali il teatro vaudeville e le soubrette del Burlesque, si può essere dannatamente profondi anche nella futilità.

La protagonista Vivian gioca il ruolo della jeune naïf, catapultata dalla ristretta cerchia dell’alta borghesia di provincia, protestante e benpensante, alla caotica quanto anarchica e travolgente realtà di Broadway. Una città che, proprio come nella canzone che più ne coglie l’anima, non dorme mai, allora come oggi.

Come un bambino che si ritrova improvvisamente con le mani nella marmellata, la sua vita verrà presto scombussolata da amicizie poco raccomandabili, e altrettanto poco confacenti al suo rango di signorina perbene. Improvvisandosi costumista del teatro di fortuna gestito nel cuore di Broadway dalla zia, sarà molto facile per Vivian lasciarsi travolgere dall’amicizia della lussureggiante soubrette Celia e, come Pinocchio nel paese dei balocchi, ritrovarsi presto alla deriva in guai più grandi di lei, che rischieranno di comprometterne la reputazione.

Sesso, alcol e festini a sfondo trasgressivo (senza disdegnare alcune divagazioni Lesbo e compromettenti triangoli) tramuteranno presto la giovane ingenua in una finta donna navigata, prima che lei stessa abbia il tempo di metabolizzare l’affrettata metamorfosi. 

Poiché, come sempre, a giocare col fuoco ci si scotta, l’impatto rischierà di condannare la povera Vivian a una ritirata purgatoriale, inchiodandola  nuovamente al mondo ovattato delle proprie origini, dove il migliore orizzonte a cui aspirare è la prigione di un onesto matrimonio.

Non tarderanno fortunatamente i colpi di scena, le alzate e le ricadute (non esenti i drammatici riferimenti al secondo conflitto mondiale che travolgerà anche il destino della protagonista) e infine l’immancabile happy end, per lasciare il lettore col fiato sospeso fino all’ultimo minuto.

La città delle ragazze è quel genere di libro che ti fa sentire talmente vicino alla sua autrice, da farti credere quasi impossibile che non sia ancora diventata, nella realtà, la tua migliore amica. 

È quel genere di libro che leggi combattuta tra l’impulso di divorarlo in un attimo e il saggio consiglio di gustarlo lentamente, per assaporare ogni singola pagina della sua compagnia, con la certezza che una volta terminato ti invaderà la nostalgia, e allora vorrai riprenderlo da capo.

Come le migliori amiche, un buon libro sa non deludere mai le tue aspettative.

 

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