Autore: Simone Bargiotti

Anno: 2015

Ed. Emil

 

Il nostro giudizio: DISCRETO

Recensione: Erika K. Biondi

 

TRAMA:

Un pomeriggio a Bologna, bar con gazebo riscaldato, latte caldo, un incontro casuale che riporta a galla episodi della giovinezza di Simone...

La storia è un lungo flashback autobiografico che si snoda tra notti trascorse in riviera romagnola dove alcol, droga, sesso e perversione

la fanno da padrone. Un lungo elenco di nomi e “tacche” che a un primo approccio sembrano frutto di un gioco ad “accumulo punti” in fatto di esperienza con le ragazze, ma che si dimostreranno passaggi obbligati in un percorso di introspezione per capire che l'amore è ben altro...

 

RECENSIONE:

Simone è figlio di una cultura di passaggio in cui la sessualità viene vista un po' come un pretesto per sentirsi realizzati e, in certi casi, per arrivare a determinati obiettivi. Il panorama a cui il lettore assiste è quello di una vita fatta di eccessi in cui le dipendenze da alcol e droga diventano la chiave per poter aprire “l'eldorado” dei sensi. In un primo momento il protagonista appare quasi un personaggio assurdo mentre descrive abbordi indiscriminati nella stessa sera, con ragazze molto differenti tra loro, utopico quando dice che nessuna gli avrebbe detto di no; l’impressione, da parte del lettore è quella di una sorta di autocelebrazione dell’ ego maschile accentuato all'inverosimile ed esagerato. Un vero e proprio diario fatto di elenchi di date, nomi, di episodi talvolta grotteschi e raccapriccianti descritti in maniera quasi cruda e voyeuristica. Un Linguaggio diretto e schietto fatto talvolta di termini scurrili e descrizioni che non lasciano molto spazio alla fantasia e che freddano il lettore per la veridicità sconcertante con cui l'intimità viene squarciata e portata a galla.

Un percorso costellato di eccessi che oscura la mente di Simone e gli fa perdere il contatto con la realtà tanto da farsi sfuggire la possibilità dell'amore in senso lato (”L’amore è un’invenzione umana, una convenzione sociale creata per interesse o per paura per non restare soli”).

“La mia vita sembra uno scarafaggio in un piatto”: così esordisce alle prime righe esternando una chiara situazione di disagio che aleggia nel corso del testo.

La storia si snoda a tappe anche se tutto avviene in un lasso temporale molto breve, ad un certo punto risalta un momento di pausa e di introspezione: il protagonista capisce che le persone della quotidianità non sono amici, sono solo “maschere” e che è necessario fermarsi, riprendere in mano la propria vita: “d’altronde la vita è una scelta tra se' stessi e gli altri. Io in questi anni ho sempre scelto me stesso”.

“Da qualche parte nel finito del mio io e nell’infinito di questo mondo, ovunque tu sia io vorrei… Io voglio solo sentire l’urlo del tuo respiro”.

Le tematiche emergenti: superficialità, edonismo, godimento, dipendenza, sesso, solitudine, inadeguatezza.

Il libro è scritto in maniera semplice, con un linguaggio che reputo spesso un po’ forte e molto diretto, le scene legate all’intimità figlie, di un erotismo forzatamente spicciolo e in certi casi superfluo, l’esasperazione della “mercificazione umana” e un proclama alla carnalità.

Fino al capitolo dieci ho quasi trovato la narrazione lenta, poi una svolta: l’ultima parte è amara e malinconica e porta alla luce il vero senso di disagio e il messaggio di Simone… credo di aver realmente sentito l’urlo del respiro…

 

CONSIDERAZIONI FINALI:

Il libro piace, anche se avrei detto il contrario: l’impressione iniziale non è positiva.

Non siamo di fronte ad un’opera eccelsa e di grande letteratura forse a causa dei toni spiccioli e alle volte forzati.

All’inizio ho pensato a un “Un sabato italiano”, film degli anni novanta, per i toni e la spiccata “bolognesitudine” che accompagna l’intera lettura. Si parla di un ragazzo qualsiasi, figlio degli anni ottanta, che ha vissuto sulla pelle il forte cambiamento sociale avvenuto in quel tempo dove il passaggio dall’austerità alla liberalizzazione porta a uno sdoganamento dello sballo come conquista del frutto proibito, ma che aimè, richiede un pegno: la solitudine “cosmica” al centro di un universo di “zombi” moderni che vivono solo l’effetto effimero degli allucinogeni …

Simone decide di rompere la teca e torna alle origini: beve latte e chi se ne frega…

Da leggere e da metabolizzare e per riflettere …

 

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