13 Days

 

Regista: Roger Donaldson

Produzione: Stati Uniti

Anno: 2000    

Attori: Bruce Greenwood, Walter Adrian, Kevin Kostner

 

 

 

 

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Marypollon

 

Che cos’è realmente il potere? Cosa succede in determinate stanze?  

Quale deve essere la giusta matrice delle scelte da compiere quando abbiamo il potere di farlo e quello di imporle, e cerchiamo di esercitarlo con massimo senso di responsabilità? 

Esistono alternative che possano permettere di massimizzare la propria posizione senza peggiorare quella degli altri? 

O senza che il sistema reagisca con un ulteriore mossa contro il proprio equilibrio? 

 

In altri termini: è possibile, come insegna la teoria dei giochi, trovare o creare uno scenario in cui nessuno possa migliorare senza peggiorare fattivamente la situazione dell’altro? 

 

Thirteen Days - Il film di Donaldson nonostante porti il titolo del libro di Robert Kennedy Thirteen Days: A Memoir of the Cuban Missile Crisis, per lo script ha attinto da diversi fonti tra le quali The Kennedy Tapes: Inside the White House During the Cuban Missile Crisis di Ernest May e Philip Zelikow puntando tutto sul cast che oltre a somigliare alle loro controparti storiche, forma una solida amalgama che rende la messinscena oltremodo credibile

 

Ho molto amato questo film, presentato anche nel corso di Teoria dei Giochi dell’EMBA che ho fatto presso il MIP, Business School del Politecnico di Milano ; preciso subito che questa recensione non puo’ che essere estremamente semplificata di quella che è veramente un’ottima e consigliata rappresentazione di un momento storico di immensa rilevanza e tensione. 

 

Thirteen Days è infatti un altro “film-simbolo” e vero e proprio “cult-movie” per gli appassionati di negoziazione e risoluzione alternativa delle controversie. 

 

I fatti:  

Kenny O’Donnell è l’assistente particolare del Presidente degli Sati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy. Il 15 ottobre 1962, in pieno periodo di guerra fredda, Kenny O’Donnell si reca come ogni giorno presso la Casa Bianca ma non sarà per lui una giornata normale, in quanto il Presidente Kennedy riceverà la sconcertante notizia dell’installazione da parte delle truppe sovietiche di missili nucleari nello Stato di Cuba.  

Questi missili puntano minacciosamente verso gli Stati Uniti che si sentono accerchiati e in grave pericolo. Kennedy, con l’aiuto del fratello Robert e dell’assistente O’Donnell, deve decidere come agire e quale alternativa scegliere tra un attacco diretto a distruggere i missili nucleari e ad occupare Cuba, Stato satellite dell’Unione Sovietica, o un tentativo di risoluzione diplomatica della questione attraverso un confronto con le più alte cariche sovietiche. 

 

Nell’ottobre 1962, il mondo visse tredici giorni sull’orlo della Terza Guerra Mondiale: l’installazione da parte dell’URSS di missili nucleari a Cuba, portò a un breve ma pericoloso braccio di ferro tra il Presidente degli Stati Uniti J. F. Kennedy e il Segretario del PCUS Kruscev. Ovunque la popolazione attese con ansia l’esito del grave scontro politico, diplomatico e militare”, recita la presentazione del DVD del film, indicando il percorso attraverso il quale si è sviluppata (nello spazio di meno di due settimane) una delle best practices negoziali del periodo della Guerra fredda, quando si era ormai giunti ad un passo dal baratro. 

 

Tredici giorni in cui americani e russi saranno appesi sull’orlo della terza guerra mondiale, l’amministrazione Kennedy vede al fianco del Presidente il fratello Robert (Steven Culp) e il fidato consigliere politico Kenneth O’Donnell (Kevin Costner) che lo sosterranno durante le innumerevoli pressioni che subirà dai militari affinchè si mostrino i muscoli con il nemico. 

 

Il Presidente John Kennedy (Bruce Greenwood) è al governo e una missione di ricognizione sull’isola di Cuba scopre alcuni installamenti missilistici in fase di allestimento, l’informazione giunta nella sala ovale darà il via ad una crisi senza precedenti con l’Unione Sovietica. 

Kennedy riuscirà non senza fatica e qualche momento di profonda crisi a non ricorrere alle armi, grazie ad un escamotage diplomatico dell’ultima ora, riuscendo ad archiviare la crisi e ad evitare un catastrofico conflitto nucleare. 

Dal punto di vista negoziale questo film mostra come in realtà il potere sia molto più complesso di quanto appaia, data la presenza di molti attori diversi, al di là del semplice e principale contrapporsi del blocco americano e di quello sovietico.  

 

I principali attori in gioco sono i seguenti: 

PRESIDENTE 

CONGRESSO  

PENTAGONO 

MARINA 

STAFF CIA 

LA STAMPA  

 

Quali sono i loro obiettivi? Sono tutti diversi ed a volte marcatamente contrastanti  

Esiste in altre parole un forte trade off tra i medesimi:

 

MANTENERE IL PRESTIGIO 

SALVAGUARDARE LA NAZIONE  

EVITARE LA GUERRA 

GARANTIRE LA SICUREZZA 

 

In questo film, troviamo diverse scene sulla negoziazione, in tutte le modalità di rappresentazione possibili: la dimensione “esterna” del negoziato, innanzitutto, che si realizza attraverso i contatti ufficiali ed informali tra americani e sovietici; poi, la dimensione “interna”, che riguarda il confronto tra il Presidente americano ed il suo staff da un lato e i “falchi” dello Stato maggiore della Difesa americano dall’altro (con questi ultimi che chiedono al presidente una risposta “forte”, che passi attraverso la via militare, all’installazione dei missili russi a Cuba) ed anche all’interno dello stesso staff di Kennedy, circa la scelta della migliore strategia da adottare.  

Le scene sono utili per approfondire la scelta di Kennedy di dare, nel corso della crisi, risposte flessibili, che hanno aperto la strada all’accordo definitivo. 

Che alternativa seguire? Le alternative alle mosse sovietiche di installazioni missili a Cuba sono le più diverse  

 

IGNORARE IL FATTO 

FARE PRESSIONI DIPLOMATICHE 

ATTACCO NAVALE 

ATTACCO AEREO - E quale tipologia di attacco? Uno rapido prima che i missili siano operativi, o uno lento ? 

INVASIONE 

BLOCCO 

 

Ma per evitare la guerra nucleare occorre far affidamento all’indebolirsi della posizione dell’avversario, ed ovviamente non abbiamo informazioni dirette sulle sue reazioni o opinioni. 

 

Seguire i falchi o seguire le colombe: cosa dovrebbe decidere Kennedy? 

 

L’iniziale non prendere decisioni di Kennedy è visto da alcuni come debolezza; è infatti vittima di una forte Moral SUASION da parte dei cosiddetti falchi militari perché JFK agisca con violenza. 

In una delle scene più interessanti, i vertici militari arrivano a dire a JFK arrivano a dirgli: LEI è IN UN BRUTTO GUAIO PERCHE LA SUA VITA POLITICA POTREBBE DECADERE da un momento all’altro. JFK risponderà dicendo che in un brutto guaio, volenti o nolenti, ci sono tutti assieme.  

Lo stato maggiore alimenta contro la volontà del presidente uno stato di tensione dannoso e pericoloso, ma non puo’ esautorare  lo Stato Maggiore o la minaccia a Cuba sembrerà internamente un bluff e un colpo di stato. 

 

Confiderà infatti al suo assistente: NONOSTANTE LA LORO SUSCETTIBILITA ALLA FINE I MILITARI TROVERANNO SEMPRE ME.

 

Il ruolo della STAMPA e di quali informazioni far trapelare è oltremodo interessante: NON SI PARLA CON LE PERSONE CHE RENDONO LA SITUAZIONE INCANDESCENTE, SONO STRONZI CHE POSSONO RESTARE TAGLIATI FUORI DAI GIOCHI.  

 

Krushev deve scegliere tra ritirarsi e resistere e sta a Kennedy cercare di prevedere la mossa dell’avversario. 

 

IL RUOLO DELLE COLOMBE è quello più vicino alla posizione del presidente,  

Le risposte di Kennedy in realtà non sono tanto frutto di una chiara decisione iniziale, bensì conseguenza di una progressione di scelte caute (e sempre concordate all’interno di un gruppo ristretto di suoi “fedelissimi”, in cui ritroviamo il fratello, Bob Kennedy, e Kenny O’Donnell, interpretato come dicevamo da Kevin Costner, Assistente del Presidente), che si inseriscono in un equilibrio molto delicato, che oscillano tra il tentativo di adottare risposte assertive e la necessità di non fare scelte ultimative. 

In altri termini; se la risposta americana fosse troppo debole, verrebbe percepita come debolezza e c’è il rischio di uscirne schiacciati; ma se fosse troppo dura porterebbe i sovietici a divenire ancora più risoluti 

Inoltre, se gli stati uniti minacciassero prima un attacco e facessero poi un tentativo di dialogo – riappacificazione, se questo non fosse accettato, ci sarebbe il reale rischio che i sovietici attacchino per primi. 

Interessante notare come lui non si esprime se non con i suoi fidati consiglieri, ma monitori la situazione costantemente, senza esternare troppo.  

Le forze armate in realtà vogliono riscattarsi per la baia dei porci e lo RICATTANO – lo stato maggiore costringe all’attacco.  

 

Aiuto degli alleati dell’organizzazione americana per approvare la quarantena.

 

Importante nel film è la scena in cui si fa riferimento alla lettura fatta da Kennedy del libro LE ARMI DI AGOSTO. E’ un chiaro ricordo della Grande Guerra, dove entrambi gli eserciti pensavano di essere perfettamente equilibrati e di conoscere le armi dell’avversario, sulla base di tecnologia del passato e informazioni del passato; questo si rivelo’ invece una grande tragedia per entrambe le fazioni.  

 

La seconda frase che risuona è questa: LA GUERRA E UNA CONTESA MORALE CHE VIENE VINTA NEL TEMPO PRIMA DI ESSRE COMBATTUTA – di SUN TZU. 

 

 

In questo senso “brillano” (tra le altre) alcune scene, significative dell’approccio di Kennedy: quella del blocco navale, in cui il Segretario della Difesa americano Robert Mc Namara spiega che l’incontro tra le navi americane e quelle sovietiche al largo di Cuba non può seguire le normali procedure di ingaggio adottate dalla Marina militare (che avrebbe portato, in caso negativo, ad un attacco, con conseguenti pericolose ripercussioni a livello mondiale), ma deve piuttosto essere “interpretato” come un dialogo diretto tra il Presidente americano e il Segretario del PCUS; in tal senso è UNA NUOVA FORMA DI COMUNICAZIONE CON IL NEMICO.

 

Altra scena chiave è quella del confronto all’interno delle Nazioni Unite tra l’ambasciatore sovietico Valerian Zorin e quello americano Adlai Stevenson, in cui quest’ultimo risponde punto per punto alle accuse del collega, portando prove circa l’installazione dei missili sovietici a Cuba (qualcuno ha richiamato alla mente questo episodio a proposito del famoso discorso del Segretario di Stato USA Colin Powell del febbraio 2003 al Consiglio di Sicurezza ONU).  

 

Infine, l’incontro decisivo tra l’ambasciatore sovietico negli USA, Anatoly Dobrinin e Robert Kennedy, una scena dal clima molto teso ed allo stesso tempo disperato, nella quale i rischi di una rottura, a questo punto con ogni probabilità definitiva, si “mescolano” alle speranze di accordo. Ed è proprio in questa scena che emerge l’idea che porterà alla soluzione della crisi.

 

Il film termina con la scena che riportiamo, in cui si sentono le parole originali del Presidente Kennedy, che, a mio avviso, rappresentano la degna conclusione ad una vicenda tra le più drammatiche della storia dell’umanità:

 

“Che tipo di pace cerchiamo? Sto parlando di una pace vera.

Il tipo di pace che rende la vita sulla terra degna di essere vissuta.
Non solamente la pace nel nostro tempo, ma la pace in tutti i tempi.
I nostri problemi vengono creati dall’uomo, perciò possono essere risolti dall’uomo.
Perchè in ultima analisi, il legame fondamentale che unisce tutti noi è che abitiamo tutti su questo piccolo pianeta.
Respiriamo la stessa aria. Abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli.

E siamo tutti solo di passaggio”. 

 

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