127 ORE

Regista: Danny Boyle

Produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito

Anno: 2010

Attori: James Franco, Kate Mara, Amber Tamblyn, Clemence Poésy, Lizzy Caplan, Treat Williams, Kate Burton

 

 

 

 

Il nostro giudizio: DISCRETO

Recensione: Massimo Giachino

 

 

Una drammatica testimonianza di come Aron Ralston sia riuscito a sopravvivere 5 giorni con il braccio incastrato in un canyon, prima di riuscire a liberarsi da una complicata situazione.

 

TRAMA

Aron Ralstom è un giovane ragazzo statunitense di 27 anni, amante del trekking e del biking e ossessionato dal migliorare costantemente le sue performance sportive. Nel 2003, durante un’escursione nello Utah presso il Blue John Canyon, diventerà involontariamente protagonista di un avvenimento che lo segnerà per il resto della vita.

Durante il suo percorso in solitaria incontra due turiste, Kristi e Megan, facendo loro da guida e trascorrendo alcune piacevoli ore in loro compagnia. Ripreso il percorso in solitaria come da sua personale tabella di marcia, Aron scivola accidentalmente in una gola ed un grosso masso finisce per bloccargli il braccio contro la parete rocciosa.

Il dramma è solo all’inizio, visto che il ragazzo ha limitate scorte di cibo ed acqua e, soprattutto, nessuno era a conoscenza di dove fosse diretto.

Dopo i primi attimi di sgomento, Aron cerca di riprendere il suo autocontrollo, valutando la situazione e, soprattutto, le possibili soluzioni per uscirne con quel poco che ha a disposizione.

Tutti i tentativi purtroppo risultano vani e la disperazione inizia a salire. Disidratato, affamato e ormai quasi convinto che la sua vita sia giunta al termine, con la videocamera registra la testimonianza di quanto accaduto, incidendo sulla parete rocciosa il suo nome e le date di nascita e presunta morte.

Allo stremo, Aron prenderà coscienza che vi è un unico modo per salvarsi: con un piccolo coltellino si amputerà la parte terminale del braccio, ormai compromessa, riuscendo ad uscire da quell’inferno e trovando infine soccorso in una famiglia di escursionisti, incontrata per puro caso.

Aron si riprenderà, ma questo non significa che abbandonerà le sue amate escursioni, pur con i limiti imposti dalla sua condizione fisica.

 

RECENSIONE/CONSIDERAZIONI FINALI:

Danny Boyle, visionario e talentuoso cineasta premio Oscar ricordato ai più per “Trainspotting”, “The Milionaire” e “28 giorni dopo”, ci immerge con violenza in un contesto drammatico, ripercorrendo la disavventura personale di Aron Ralstom, raccontata nella sua biografia intitolata appunto 127 ore, ovvero il tempo in cui il protagonista è rimasto intrappolato in quella maledetta gola.

Il film si divide essenzialmente in tre atti: la partenza e la prima parte del viaggio in compagnia, l’incidente e la solitudine, la disperazione come unica ancora di salvezza.

Il prologo risulta necessario a spiegarci chi è Aron, soffermandosi in particolare sul fatto che lui non avverta mai nessuno delle sue destinazioni, fatto che risulterà determinante per il seguito.

La parte centrale è ovviamente quella più intensa, dove per un’ora di pellicola l’ambientazione sarà esclusivamente rappresentata da quella stretta gola in cui è precipitato il ragazzo.

James Franco dà prova delle sue abilità riuscendo a sostenere quasi da solo il peso dell’intero film. Le sfaccettature emozionali che riesce a trasmettere (paura, autocontrollo, disperazione, forza d’animo…) passando da una all’altra con estrema semplicità e credibilità, certificano la raggiunta maturità artistica raggiunta dall’attore californiano, candidato all’Oscar quale attore protagonista (vinto poi da Colin Firth per “Il discorso del re”).

Il regista, per smorzare i toni di estrema solitudine, ha intelligentemente inserito dei frenetici flashback, che hanno il compito di mostrare i sentimenti di Aron durante quelle interminabili ore. Veniamo così a conoscenza di un amore passato finito in malo modo, dei giochi che facevano da bambini lui e la sorella più piccola, attimi di intimità trascorsi con i suoi genitori.

Accavallandosi a questi ricordi, la mente di Aron inizia ad elaborare pensieri e desideri in una sorta di autoprotezione, immaginando di partecipare ad una festa con Kristi e Megan e riconciliare la sua relazione passata.

Presto, a causa della situazione che inizia a intaccare corpo e mente, Aron inizia ad avere allucinazioni che fatica a discernere dalla realtà, compiendo veri e propri viaggi onirici nei meandri nella sua memoria e dei suoi ricordi, a sottolineare la sua progressiva e inesorabile crisi interiore. Probabilmente questo è il punto di non ritorno che instilla in Aron l’ultimo barlume di lucidità, per tentare di uscire una volta per tutte da questa gravosa situazione.

Facendo ricorso a tutto il suo autocontrollo e la sua forza, fisica e mentale, con un piccolo coltellino che era all’interno del suo zaino si recide l’avambraccio, riuscendo a fuggire dall’incubo.

La scena è particolarmente cruenta e sanguinolenta, ma necessaria per far comprendere allo spettatore quanto sia stata dolorosa una scelta simile.

Non è un prodotto esente da difetti (in particolare ho trovato stucchevole la carrellata di marchi pubblicitari in evidenza quando Aron sogna una bibita fresca) ma probabilmente il suo problema principale è il non essere un film per tutti, a causa dell’elevata incisività nel passaggio-cardine che potrebbe turbare chi è facilmente impressionabile.

Di ottimo livello la messa in scena del progressivo e inarrestabile logoramento del protagonista, che arriva addirittura a godere di quei 15 minuti al giorno in cui può scaldarsi grazie ai raggi del sole che penetrano in fondo al canyon.

Un clima prettamente claustrofobico e l’eterna lotta uomo-natura sono i temi portanti di questa pellicola, la quale sottolinea marcatamente a quanto è disposto un uomo per sopravvivere.

Una fotografia pulita e veloce, tanto da ricordare in alcuni passaggi un videoclip, accompagnerà l’avventura/disavventura del giovane Aron, preoccupandosi di inculcarci la buona abitudine di lasciare sempre detto a qualcuno la destinazione dei nostri viaggi…

 

 

LA CURIOSITA’

Per la crudezza di una delle scene finali, tre persone sono svenute ed una è stata colta da un attacco epilettico durante una delle proiezioni al cinema.

 

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