Regista: Pedro Almodovar

Produzione: Spagna

Anno: 2021

Attori: Penelope Cruz, Milena Smit

 

 

 

Il nostro giudizio: DISCRETO

Recensione: Maria Giovanna

 

 

 

Non ho mai pensato che avrei potuto scrivere una recensione poco soddisfacente su uno dei registi a me più cari. Parlo di Pedro Almodóvar e del suo ultimo film Madres paralelas.

Inizialmente il film sembra voglia incentrarsi sul tema dei desaparecido all’epoca della guerra civile spagnola attraverso la vita di Janis una fotografa madrilena, interpreta dalla fantastica Penélope Cruz, che chiede l’aiuto di un fascinoso antropologo forense, Israel Elejalde, per poter scavare in un sito di una fossa comune del suo paese di origine dove potrebbe trovarsi il suo bisnonno. Tra i due nasce una relazione ma l’uomo è sposato e quando la fotografa rimane incinta decide di mantenere il bambino e di interrompere la loro relazione. Durante il ricovero in ospedale si ritrova a condividere la stanza con una giovane ragazza Ana, interpretata da Milena Smit, che si affezionerà molto preso a Janis a causa dei rapporti tesi con i suoi genitori e con cui condividerà un bel rapporto di amicizia. Le rispettive bimbe nascono lo stesso girono e le due donne, accomunate da questo momento di gioia, decidono di scambiarsi i contatti con la promessa di rivedersi presto.

Fino a questo momento la storia così raccontata sullo schermo sembra essere molto simile ad altri film del regista ma in realtà la storia inizia a soffrire di mordente narrativo poiché tutto ciò che accade dopo è, purtroppo, prevedibilissimo da parte dello spettatore e ci si allontana completamente da quello che sembra essere incipit della pellicola. Per evitare di fare rivelazioni in anticipo evito di entrare nel dettaglio.

Ad ogni modo, viene narrata la vita in parallelo delle due donne una volta diventate madri, del loro incontro dopo diverso tempo e della nuova vita di Ana. Quelli che ad uno spettatore poco attento e magari senza una profonda conoscenza delle opere cinematografiche del regista potrebbero sembrare dei colpi di scena in realtà sono solo situazioni molto prevedibili.

Sinceramente mi aspettavo un film come, ad esempio, la La Mala Educación dove le vite dei protagonisti sono lo strumento narrativo per mettere l’accento su una problematica come quella della pedofilia all’interno dell’ordine sacerdotale in tempi, il film è del 2004, dove in Italia e in Europa non si aveva la minima idea di quello che accadeva all’interno della chiesa o, se qualcuno sapeva, preferiva tacere.

Purtroppo, il film non mi convince, manca la vera "Memoria histórica", approvata alla fine del 2007 dal Governo Zapatero per restituire a tutte le famiglie spagnole i propri morti. Quest’esigenza nel film viene sollecitata dal personaggio di Penélope Cruz ma non viene alimentata fino in fondo, ad un certo punto si blocca per poi essere ripresa nel finale ma senza avere avuto un costrutto prima della fase che porta al finale del film. Le due figure materne hanno una grande forza filmica, sia Janis che Ana riescono a raccontare due madri che emozionano e che riescono a farci vivere un’avventura in quell’intimità umana che una madre vive e che difficilmente si riesce a raccontare creando empatia nello spettatore.

Dal mio punto di vista, sfortunatamente, tutto questo non basta a rendere il film una pellicola epica come le precedenti di Almodóvar, non sono riuscita a trovare la vivacità, l’incisività e l’efficacia stilistica e la narrativa a cui il regista ci ha abituati.

 

 

 

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