Regista: Derrick Borte

Produzione: Stati Uniti d’America

Anno: 2020

Attori: Russel Crowe, Caren Pistorius, Gabriel Bateman, Jimmi Simpson

 

 

 

Il nostro giudizio: discreto

Recensione: Massimo Giachino

 

 

Nel traffico cittadino, innervositi dal caos e dallo stress, a chi non è mai capitato di inveire contro qualcuno suonando con insistenza il clacson? Il problema non è tanto l’inquinamento acustico, ma è che non ci siamo mai posti la domanda su chi possa esserci dall’altra parte…

 

TRAMA

Rachel è una giovane madre che si è da poco separata dal marito, perennemente in ritardo con i suoi appuntamenti, compreso quello quotidiano di accompagnare il figlio Kyle a scuola.

Durante il tragitto, Rachel si trova imbottigliata nel traffico, in coda ad un semaforo. Allo scattare del verde suona nervosamente il clacson all’auto che la precede, un grosso pick-up reo di aver tardato la partenza. Poco più avanti, nuovamente incolonnati, Rachel e Kyle vengono affiancati dal guidatore del pick-up, Tom Cooper, il quale è pronto a rivolgerle le sue scuse, a patto però che anche lei faccia altrettanto. Al diniego della donna, l’uomo cambia totalmente atteggiamento, minacciandola che se ne pentirà. Dopo un breve inseguimento Rachel riesce a far perdere le proprie tracce ed accompagna il figlio a scuola, liberandola dal senso di angoscia che stava per prendere il sopravvento.

Alla successiva fermata presso la stazione di rifornimento però, fa nuovamente la comparsa il pick-up con l’uomo a bordo. Dopo aver pagato alla cassa, Rachel esce preoccupata, accompagnata da un avventore. Quando parte con la sua vecchia auto il pick-up parte all’inseguimento, travolgendo l’uomo. La donna si accorge inoltre che Tom, durante la sua assenza, le ha rubato il cellulare dall’auto.

Scorrendo i suoi contatti, Tom riesce ad identificare tutte le persone care a Rachel, annunciandole per telefono (le ha lasciato un altro cellulare in auto per contattarla) la sua personale scaletta delle prossime vittime, incolpandola nuovamente per il suo comportamento.

Dopo aver fatto fuori il suo amico-avvocato Andy e l’impresaria per la quale prestava servizio, si insinua a casa sua uccidendo la fidanzata di suo fratello minore Fred, e obbligando quest’ultimo a dirle al telefono che è tutta colpa sua.

Un’agente di polizia, giunto sul posto, riuscirà a ferirlo ed a salvare in tempo Fred da una brutta fine. Rachel, dopo aver recuperato Kyle da scuola, cerca di allontanarsi dalla città, senza sapere che Tom conosce i suoi spostamenti grazie al tablet lasciato in auto, connesso al telefono che le ha rubato.

Rachel, a questo punto, cerca di portarlo su un terreno a lei congeniale, ovvero la casa vuota della madre, dalla quale può far partire l’allarme silenzioso.

Tom raggiunge i due tentando una volta per tutte di eliminarli, sottovalutando come la forza e la disperazione di una madre possano essere determinanti quando il proprio figlio è in pericolo…

 

RECENSIONE/CONSIDERAZIONI FINALI:

Sono passati 20 anni dai tempi de Il Gladiatore e Russel Crowe, oltre ad essere fisiologicamente invecchiato, ha completamente cambiato la sua fisionomia.

Il pretesto iniziale del film richiama inequivocabilmente Un giorno di ordinaria follia del 1993 con Michael Douglas, con cui presenta diversi punti in comune.

Tom scopriremo essere infatti un uomo solo e divorziato dalla moglie (che ucciderà insieme al nuovo compagno ad inizio pellicola), convinto che il mondo sia ingiusto e non sia incline a dare una seconda opportunità, scatenando in lui desiderio di rivalsa dopo l’incontro con Rachel.

Assisteremo quindi all’eterna e più volte scandagliata lotta tra chi non ha più nulla da perdere (Tom) e chi invece ha paura di perdere tutto (Rachel).

L’imponenza fisica di Crowe, sottolineata dal gigantesco e minaccioso pick-up nero, perfettamente si adattano ad un personaggio che vede perdere lucidità ogni minuto che passa, diventando una vera e propria minaccia non solo per una singola persona, ma indistintamente per tutti.

La tensione ed il senso di angoscia costante costellano i 90 minuti della pellicola, temendo fino alla fine per la vita di Rachel e di suo figlio.

Curiosa la scelta del regista di non utilizzare armi in questo thriller, in controtendenza in un America sempre più armata. A parte l’accetta utilizzata nei primi minuti contro l’ex moglie, le uniche “armi” utilizzate da Tom, altre all’auto, saranno una tazza, un coltello da cucina, nastro e benzina e un cavo elettrico.

Crowe incarna in modo riuscito una persona con evidenti problemi di violenza e schizofrenia conditi da un pizzico di mania persecutoria, trovando un’ottima antagonista nella brava ed atletica Caren Pistorius (Macchine Mortali, High Ground).

La trama non concede pause fino all’adrenalinico finale, anche se qualche sbavatura narrativa la si può notare guardando con attenzione.

Mi sembra alquanto improbabile che Tom possa uccidere Andy seduto tranquillamente in un caffè per poi allontanarsi soddisfatto senza che venga fermato dai molteplici avventori del locale.

Come risulta un po’ forzato il finale nel quartiere, combinazione alquanto fortuita, completamente deserto.

In ultima analisi, sicuramente il film ha come obiettivo anche quello di far riflettere lo spettatore su due fenomeni del nostro tempo. La dilagante violenza al volante innanzitutto, non solo per le strade americane. In seconda battuta come la nostra vita dipenda dall’era digitale, sottolineato chiaramente quando Tom ruba il cellulare, avendo accesso a qualsiasi dato relativo a Rachel. Ovviamente il tutto è in questo caso estremizzato, ma comunque degno di essere analizzato.

Soprassedendo su alcuni punti deboli della trama rimane comunque un discreto thriller da gustarsi tutto d’un fiato, godendosi un ottimo protagonista in veste inedita rispetto a quanto siamo abituati a vedere.

Per tirare le somme un discreto road movie non del tutto riuscito, che manca di quello spessore necessario per emergere dalle pellicole di genere, a cui vale comunque la pena concederr 90 minuti del vostro tempo.

 

 

LA CURIOSITA’

Un giorno sbagliato è stato il primo lungometraggio a ricevere un’ampia distribuzione nei cinema americani dopo il lungo periodo di chiusura causato dalla pandemia.

 

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