Regista: Gabriele Salvatores

Produzione: Italia

Anno: 2019

Attori: Giulio Pranno, Valeria Golino, Diego Abatantuono

 

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Maria Giovanna

 

In questo periodo funesto abbiamo bisogno di storie vere e che ci facciano riscoprire le emozioni forti. Il film di oggi è liberamente ispirato al romanzo Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas che il regista, Gabriele Salvatores, ha riadattato. Parlo del film Tutto il mio folle amore.

Il protagonista è Vincent (Giulio Pranno) un ragazzo affetto fin dalla nascita da autismo. La madre Elisa (Valeria Golino) cerca con grandi difficoltà di instaurare un rapporto con il ragazzo che invece risulta essere molto legato a Mario (Diego Abatantuono), il suo padre acquisito. Un giorno bussa alla porta del ragazzo una figura del passato, Willy (Claudio Santamaria), un cantante di musica italiana osannato nei Balcani, nonché vero padre di Vincent.

Il regista con questa pellicola va alla riscoperta di alcuni toni e colori cinematografici a lui molto cari, così come li abbiamo visti nel film Turné. Salvatores ambienta la storia nei Balcani, a differenza di quello che troviamo nel libro di Ervas ossia l’ambientazione nelle terre americane. Grazie al suo fidato direttore della fotografia Italo Petriccione, ci permette di assaporare le particolarità malinconiche del giallo dei campi, riproponendoci in qualche modo gli ambienti visti in Io non ho paura. Padre e figlio intraprendono un viaggio per la Slovenia e per la Croazia, passando da Nova Gorica a Svetana, da Otocici a Sveta Marija. Il film riesce perfettamente nell’intento di trasmettere le caratteristiche tipiche dei viaggi on the road permettendo allo spettatore di cogliere i cambiamenti graduali che si evolvono in quella parte più interna e nascosta dei protagonisti, la loro intimità.

Non pensate che sia un film sull’autismo perché in realtà è una commedia che va ben oltre, tocca temi come la paternità e la difficoltà di diventare grandi. Infatti, il regista si focalizza di più sul rapporto che le persone adulte hanno con loro stesse e sull’essere genitore e sul rapporto di una madre e di un figlio che devono imparare a conoscersi di nuovo in una sorta di rinascita esistenziale. In ogni tappa di questo viaggio viene raccontata una sorta di inseguimento per cercare di capire sé stessi. La storia è raccontata con grande armonia ed empatia forse grazie anche all’ottimo lavoro fatto dagli sceneggiatori Umberto Contarello e Sara Mosetti. Poi non possiamo tralasciare la colonna sonora tramite la quale Salvatores si affida, come sempre, per ogni sua scena, spaziando fra Modugno, Don McLean e gli Imagine Dragon.

Il finale del film è un vero pugno allo stomaco che farà crollare anche chi si definisce una persona con un cuore rude e poco avvezzo alla dolcezza.

 

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