Regista: Todd Phillips

Produzione: Stati Uniti

Anno: 2019

Attori: Joacquin Phoenix, Robert De Niro

 

 

Recensioni: Enrico C, Maria Giovanna

 

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Il mio giudizio: MOLTO BUONO

Recensione: Enrico C.

 

La forza di “Joker” è nel suo non essere un film “di genere”. Nella capacità di galleggiare tra stili, riferimenti e citazioni senza dover necessariamente scegliere, nel mantenersi saggiamente a prudente distanza da ciascuno di essi. Un film che non vuole assolutamente essere il classico cinecomic, ma che comunque strizza l’occhio (e non potrebbe essere altrimenti) al celebre fumetto della DC Comics, disseminando qua e là nel plot precisi riferimenti (i personaggi di Thomas e Bruce Wayne, il maggiordomo Alfred) alla saga batmaniana.

D’altro canto però Todd Phillips (autore tuttavia nel passato di commediole un po’ fatue e volgarotte come “Una notte da leoni”) sa bene quanto sia pericoloso scivolare verso la deriva di una storia cannibalizzata dall’ingombrante - seppur epifanica – presenza dell’”uomo-pipistrello” e se ne tiene, per fortuna, assai lontano. Di qui le continue e preziose citazioni al “cinema d’autore”, in particolare a quel Martin Scorsese di “Re per una notte” e “Taxi driver” che, sarebbe dovuto essere originariamente il produttore del film e che recentemente in varie interviste è stato assai poco generoso proprio nei confronti dell’ondata di cinecomic (per lo più Marvel) che invadono le sale.

Da questo “non voler essere” il film trae tutta la sua forza e la sua trasversalità di pubblico che ha attratto nelle sale di tutto il mondo una platea assolutamente eterogenea fatta di cinefili un po’ snob ma anche di ragazzi in cerca di una serata piacevole tra pop corn e cene all’ ”Old wild west”.

Sicuramente si tratta di un’opera complessa ed aperta ad innumerevoli chiavi di lettura fondate sulla sapiente commistione tra crisi valoriale e di sistema (privilegiate dai critici che focalizzano l’interpretazione sulla denuncia sociale di una Gotham/New York degradata e malsana alla mercè di sordidi affaristi, facile preda di un populismo distruttivo) e chiavi di lettura basate sulla crisi/alienazione dell’individuo (le critiche che incentrano l’attenzione sulla “discesa nell’abisso” della mente di Arthur e sul rapporto psicanalitico con sua madre ed i pochi personaggi che ruotano attorno alla sua vita di emarginazione).

Non mancano neppure coloro che hanno visto nel precipitare finale degli eventi un perdurare della rappresentazione allucinatoria della realtà prodotta dalla mente di Arthur a partire dal suo rapporto con la vicina Sophie. Murray Franklin è davvero stato ucciso in diretta durante il suo show? E Gotham è stata davvero messa a ferro e fuoco dagli eversori in maschera da clown?

Comunque la si pensi, la forza di questa pellicola, oltre che nella difficile catalogazione, sta nell’antispettacolarità, solo a prima vista un controsenso per un film che affonda le sue radici in un fumetto. Magari troppo poco per gridare al capolavoro se si utilizza il metro del cinema d’autore.

O forse magari troppo se ci si basa sugli stilemi di un classico cinecomic.

Un film in ogni caso da vedere, senza nessun pregiudizio.

 

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Il mio giudizio: OTTIMO

Recensione: Maria Giovanna

 

 

Finalmente abbiamo un film dedicato esclusivamente ad uno dei super cattivi della DC: Joker. Il protagonista è Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) che vive con l’anziana madre in una palazzina fatiscente. Cerca di sbarcare in lunario facendo pubblicità per strada vestito da clown mentre aspetta di avere del buon materiale per realizzare il suo sogno da comico. Nella realtà la sua vita è una tragedia. Viene ignorato, calpestato, bullizzato, preso in giro da chiunque. In aggiunta ha sviluppato un tic nervoso che lo fa ridere a sproposito in maniera incontrollabile. Questo lo rende inquietante e lo allontana da qualsiasi tipologia di relazione sociale. Accade un giorno che Arthur reagisca violentemente, con pistola alla mano, ad una aggressione in metropolitana. Tutta la polizia di Gotham City da la caccia al clown killer e per la popolazione risulta essere un eroe metropolitano. Sarà il simbolo degli oppressi contro l’arroganza dei ricchi. La carta che gioca in quest’occasione il regista Todd Phillips è quella della malattia mentale. Questa porta il protagonista ad essere emarginato, un rifiuto della società. Il film rappresenta quello che è il reale prodotto della nostra società, o meglio di quella americana dove le persone non hanno assistenza medica. Una società che crea e nutre illusioni, delusioni, maltrattamenti fisici e psichici. L’ambientazione è quella degli anni ’80 e Phillips cerca di colmare i vuoti che il personaggio ha lasciato nel passato. Si ha una mescolanza di cronaca reale americana e un omaggio ad uno dei più grandi registi Martin Scorsese. Infatti in alcuni momenti sembra di vedere il protagonista di Taxi driver Travis Bickle. Il personaggio delineato dal regista è un anti-eroe per eccellenza che personifica più soggetti. Oltre ad una storia del tutto nuova per il pubblico, troviamo l’interpretazione magistrale di Joaquin Phoenix. Si è trasformato fisicamente, nella pellicola si vede un marcato dimagrimento, lasciando cadere il cosiddetto sorriso sociale di convenienza. Con il motto It's so hard to be Happy all the time vengono riscritte le regole della commedia della vita. Il film è un crescendo, scena dopo scena si assembla e dà vita ad una macchina ben oliata. Il protagonista è lasciato solo al centro del film e vediamo un personaggio che non toglie niente al Joker di Heath Ledger interpretato nella pellicola di Nolan. Il film è coraggioso ed impressiona in più parti lo spettatore che magari si aspetta la classica storia su questo personaggio acerrimo nemico di Batman. Riusciamo a vedere come nasce e cresce quell’emancipazione criminale che leggiamo molto spesso nella cronaca nera di ogni giorno ma che non riusciamo a capire bene fino in fondo. Prima di arrivare al suo punto di rottura, Arthur riesce a creare compassione a causa della solitudine in cui vive, del fatto che sia neurologicamente allo sbando, ma è solo una compassione momentanea che scopare quasi in maniera disarmante. Dopo tutto Joker o Happy come lo chiama la mamma, voleva solo far ridere il mondo perché questo era il suo compito in questa società; solo non c’è riuscito. Allora viene da citare la canzone che racchiude tutto il film That’s Life del grande Frank Sinatra.

 

 

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