Regista: Leonardo D’Agostini

Produzione: Italia

Anno: 2019    

Attori: Andrea Carpenzano, Stefano Accorsi, Ludovica Martino, Massimo Popolizio

 

 

Il nostro giudizio: BUONO 

Recensione Maggio 2019: Geppetto

 

“Il Campione” è un film di buoni sentimenti, tutto sommato ben costruito, con qualche stereotipo e furbo la sua parte.

Il denaro troppo facilmente acquisito determina sbandamenti, se non si hanno i piedi ben piantati in terra. A vent’anni, se non si ha dietro le spalle un contesto solido, è assai facile succeda. Ed il mondo dello sport, in cui si può diventare campioni a quell’età, è il più adatto per parlarne. Questo, ridotto all’osso, è il film che raccontiamo oggi.

Un film ambientato nel mondo dello sport, dunque. Con tanti precedenti nella cinematografia americana di cui è qui inutile fare l’elenco. Basta sostituire al baseball e football americano il nostro beneamato calcio.

“Il campione” è un giovane giocatore della Roma, Christian Ferro (Andrea Carpenzano), talentuoso e di grande avvenire. Romano de’ Roma e borgataro del Trullo è già pieno di soldi. Villa con piscina, piena di coatti amici della sua prima gioventù, starlette, parassiti. Mamma morta ed un padre ricomparso dopo il successo ed approfittatore come gli altri; un procuratore votato a mungere denaro fin che la barca va. Lamborghini et similia in garage. Osannato in città. In questa situazione come volete che sia Christian? Viziato e convinto che quella sia la normalità, divetto ed isterico in campo. Strafottente e pure ladruncolo fuori, per far vedere ai suoi amici d’infanzia che lui è sempre quello di una volta. Niente di nuovo dunque.

Quello che ci appare un po’ fuori standard è il presidente della squadra (Massimo Popolizio). Invece di inseguire e subire i capricci del campione, come avviene solitamente, il capintesta della Roma a.s. punta i piedi, lo manda in tribuna, gli affianca un professore (Stefano Accorsi) perché lo raddrizzi e gli faccia prendere la maturità. Valerio, il professore anche lui con qualche problema irrisolto, sarà anche aiutato da Alessia (Ludovica Martino) vecchia amicizia d’infanzia, lei sì ben ancorata alla vita reale, idee chiare e pedalare.

Alterne vicende fino ad un prevedibile happy end, meno banale di quello che ci avrebbero ammannito eventuali produttori americani.

Come detto, tutto sommato il film è ben strutturato, merito di Giulia Steigerwalt sceneggiatrice e con lei di Leonardo D’Agostini regista all’esordio e cosceneggiatore insieme a ad Antonella Lattanzi. La storia non ha niente di originale, ma anche operazioni commerciali di questo tipo bisogna saperle fare.

E qui l’occhio ci è cascato sui nomi dei produttori: Matteo Rovere e Sydney Sibilia.

Di Matteo Rovere abbiamo parlato come regista de “Il primo re” ed avevamo osservato che come produttore ancora giovanissimo aveva vinto un nastro d’argento per “Smetto quando voglio”. Sempre a proposito de “Il primo re” avevamo notato che certe scene un po’ truci sembravano derivate dalla cinematografia americana. Possiamo aggiungere ora che anche l’idea di far parlare i suoi personaggi in un “protolatino arcaico con innesti indoeuropei” era parente dell’aramaico con cui si esprimevano gli israeliti de “La passione di Cristo” di Mel Gipson e di altre analoghe scelte. Insomma, Rovere tiene d’occhio il cinema americano. Ed anche in questo film, come anticipato, c’è tantissima cinematografia di genere americana. Ma questo non è un demerito. Ogni autore, pittore poeta scrittore architetto regista che sia guarda le opere di chi lo ha preceduto e ne trae spunti per ciò che apprezza o semplicemente ne è condizionato. Poi alla fine conta la qualità del prodotto: capolavoro, opera di “scuola”, trasposizione in contesti diversi, indegna imitazione…

“Benvenuti al sud”, film di grande successo di qualche anno fa con Claudio Bisio è un remake di “Giù al nord”, opera francese di due anni prima. Ed il celeberrimo “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone è un rifacimento de “La sfida del samurai” di Akira Kurosawa per il quale non furono neanche pagati i diritti e finì in tribunale. Nel mondo il successo di Leone (e di Morricone) fu enorme e non confrontabile con gli esiti modesti dell’originale.

Non ci rimane che parlare di Andrea Carpenzano protagonista interprete di Christian Ferro. Ebbene, non è alla sua prima apparizione cinematografica, ma per noi è stata una felicissima sorpresa. Il film si regge per gran parte sulle sue spalle. E lui è veramente bravo nel ruolo. Occorrerà rivederlo magari in una parte non da romano. Di attori romani per ruoli romani ne abbiamo al momento fin troppi.

In rete giudizi un po’ discordanti: My moovies 2.9/5, Coming soon 4.2/5. Ovviamente citatissimi come riferimenti reali Balotelli e Cassano…

 

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