Regista: Alessio Cremonini

Produzione: Italia

Anno: 2018

Attori: Alessandro Borghi, Max Tortora, Jasmine Trinca

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Nya

 

Ho appena finito di vedere questo film. Mi è venuto mal di testa. Mal di testa da rabbia. La morte di qualcuno non è mai bella per chi resta, ma morire di indifferenza e per abuso di potere è vergognoso.

Nel 2009 ero forse ancora troppo ragazzina per interessarmi a un caso di cronaca del genere, che avevo solo "sentito dire", ma mai approfondito. Ringrazio il regista Alessio Cremonini per avermi dato la possibilità di SAPERE, a distanza di anni, e per il coraggio avuto nel trattare una vicenda giudiziaria non ancora volta al termine. Una regia sorprendente, che non si avvale di nessun aiuto scenico o musicale, ma solo della verità, perchè quel volto che si scava giorno per giorno sulla faccia di Stefano, interpretato egregiamente da Alessandro Borghi, non ha bisogno di aiuti per trasmettere il messaggio. Alla fine del film ti commuovi, piangi, e ti sembra di essere stato amico di Stefano, tanto da starci male e provare rabbia, nonostante i suoi difetti e i suoi errori. Borghi si taglia i capelli come Cucchi, fa un gran lavoro sulla voce, totalmente uguale a quella di Stefano che si potrà poi sentire alla fine del film da una registrazione in tribunale. La somiglianza è pazzesca, l'interpretazione ottima. Somigliante anche l'attrice che interpreta Ilaria, la sorella di Stefano (Jasmine Trinca), sia fisicamente che nel modo di porsi. Ma torniamo a noi: una morte atroce e costretta alla solitudine perchè dal primo giorno delle custodia cautelare non è stato mai permesso ai parenti di vedere Cucchi o ancor peggio di avere notizie sul suo stato di salute. Una cosa, questa, che però faccio fatica a comprendere. Perché i genitori e la sorella hanno accettato tutto questo? Perchè non arrabbiarsi e impuntarsi come avvenuto in obitorio, quando anche lì stavano per non farlo vedere? Ma le domande sono ancora tante: Perché Stefano non ha mai ammesso ufficialmente di essere stato aggredito, neanche quando ormai la situazione era degenerata? Perchè questo silenzio? Paura di chi? Paura di cosa? Ma la vera domanda è e rimarrà sempre: Cosa ne è Stato dello Stato?

 

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