Regista: Paolo Sorrentino
Produzione: Italia
Anno: 2018
Attori: Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Fabrizio Bentivoglio …
Il nostro giudizio: buono
Recensione maggio 2018: Geppetto
Loro 2 è stato preceduto ed accompagnato da un battage promozionale che non si vedeva da tempo. Il due di maggio è stato presentato alla stampa ed il giorno successivo tutti i giornali ne hanno parlato a lungo. Il Corriere e Repubblica, per rimanere ai maggiori, gli hanno dedicato paginate. Interviste al regista, commento per il Corriere di Mereghetti. Qualche giorno dopo per Repubblica è entrata in pista la Aspesi, ammiratrice un po’ delusa di Sorrentino.
E poi in TV ne hanno dibattuto, dalla Gruber, Travaglio (entusiasta – del Berlusconi “simpatico”?, strano) e Severgnini (perplesso); da Fazio successivamente ci sono stati autore e protagonista. E poi ancora interviste a Servillo su Repubblica e così via.
Sui fatti che fanno da sfondo alla narrazione ben poco da dire. Si prosegue col Berlusconi che ha perso le elezioni del 2006 per 25.000 voti. Triste ed amareggiato. Poi Ennio Doris (sempre Servillo, sempre bravissimo) gli suggerisce che basta “acquisire” sei senatori per far cadere il governo Prodi e ritornare in pista, e Lui parte in quarta. Ma questo è lo sfondo che al regista palesemente interessa meno. L’obiettivo del film è di “soffermarsi sulla dimensione sentimentale” del personaggio, di immaginarne “i cedimenti, le paure, le sconfitte”, parole del regista. E poi ci sono “Loro”, il contesto che lo circonda di cui s’è detto a proposito della prima parte. Adulatori, profittatori, arrivisti, starlette disposte a tutto per una particina in una fiction di Mediaset, le feste eleganti. Ma c’è anche qualcuno che gli vuole bene veramente, e chi lo vede per quello che veramente è: un vecchio nonno settantenne che certamente non ispira le adolescenti col suo fascino.
Se Berlusconi del Loro 1 appariva spesso come un vecchio filibustiere, una simpatica canaglia, (e questo non è piaciuto a molti), questo della seconda parte ci è sembrato più triste ed amareggiato: un vecchio imbonitore stanco ed anche melanconico. Non sembra nemmeno approfittare delle disponibili fanciulle che “Loro” gli propongono, l’unica che gli suscita interesse è quella che gli dice di no.
Non capisce la “gente” che non lo segue più, a cominciare dalla moglie (Elena Sofia Ricci, brava) che in una grande litigata in cucina lo rimprovera quasi con le stesse parole di una famosa lettera che all’epoca scrisse a Repubblica. Una scena quasi da telenovela cui è difficile credere.
Perché la “gente” sembra non amarlo più? Lui ha bisogno di essere amato.
L’Ennio Doris del film, come detto, gli ridà un po’ di carica, ricordando i vecchi tempi. Lui è sempre stato un grande imprenditore, un grande del marketing, un grande “commerciale” si direbbe in azienda.
Ma ha bisogno di autoconvincersi di essere sempre in grado di vendere un appartamento ad una sconosciuta, di poter stabilire una sintonia con il popolo che “compra”, non importa se una casa o un progetto politico, per quanto irrealistico e campato per aria. Ed in questo il vero Berlusconi, tornando per un momento all’attualità, ha veramente aperto una strada: ora gli imbonitori abbondano.
Rispetto alla prima parte del film, le metafore, le visioni evocative tipiche del cinema di Sorrentino questa volta non abbondano. Nel finale, a L’Aquila nel dopo terremoto, il recupero di una statua del Cristo davanti ad una folla silenziosa lascia perplesso Mereghetti, che propone due interpretazioni: “monito al mondo insensibile alla sofferenza” o “sguaiato paragone alle macerie di chi si credeva indistruttibile”.
Noi restiamo della nostra opinione espressa a proposito di Loro 1. L’interpretazione sta allo spettatore, alle sue emozioni, ai ricordi e sensazioni evocati dalle scene, alle sue impressioni, alla sua cultura “latu sensu”. Non crediamo che ad ogni immagine si debba sempre dare un’interpretazione razionale e valida per tutti.
Alla domanda se il suo Berlusconi sia “affettuoso” Sorrentino ha replicato: “non so se sia affettuoso, ciascuno vede nel film ciò che vuole, è giusto così”. E Servillo: ”…Sorrentino l’ha portato (Berlusconi) su un piano simbolico, e questo gli ha permesso di agire a briglia sciolta … Il film non fornisce spiegazioni ma immagini”. Nel Guernica di Picasso non sappiamo se la madre con il bambino morto siano un rimando alla “Pietà” di Michelangelo o se la lampada centrale sia una citazione dei “Mangiatori di patate” di Van Gogh. Essi, insieme a tanti altri particolari, ci fanno quasi partecipare alla immane tragedia del primo bombardamento a tappeto della storia su quella cittadina spagnola. Ad altri non diranno nulla: un incomprensibile quadro grigio.
Ma scendiamo a terra, parliamo del nostro film.
Per il resto dunque tante, troppe olgettine, scene di cene, feste, balletti, ville e prati della costa smeralda. Ma anche dialoghi inessenziali e figure misteriose ed esoteriche che non evocano e nulla aggiungono. Almeno per noi.
Ed anche qui ritorniamo a quanto detto a proposito di Loro 1. Il ritmo, i tempi, la lunghezza del racconto sembrano più adatti ad una serie televisiva che ad un film in sala. Avevamo ipotizzato che ci fosse stato quasi un condizionamento, un’abitudine derivante dal “Young pope” di Sky. Ebbene ci ha fatto piacere leggere ora che anche la Aspesi e Roy Menarini abbiano avuto la stessa sensazione. Dice addirittura Menarini che il giovane papa sembra “aver costituito uno spartiacque per l’autore … ingolosito dall’abbondanza narrativa …”.
L’edizione per l’estero pare sarà compattata alla lunghezza di un film normale. Forse sarebbe stata da preferire anche per noi.
Il giudizio in sintesi della seconda parte: confermiamo il buono, e così siamo buoni anche noi.
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