Regista: Paolo Sorrentino

Produzione: Italia

Anno: 2018

Attori: Toni Servillo, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Fabrizio Bentivoglio

 

 

Il nostro giudizio: BUONO

Recensione: Geppetto

 

Rieccoci qui … con Paolo Sorrentino. Dopo “The Young pope”. E se per il giovane papa ci siamo chiesti se era giusto recensire una serie televisiva come un film, ora dobbiamo domandarci se è giusto trattare mezzo film come fosse un film intero. Forse sarebbe meglio aspettare la seconda parte che uscirà il 10 maggio. Ma sono stati la produzione ed il regista a decidere di dividere in due questa storia / ricostruzione creativa. E d’altra parte tutti, giornali e siti, ne hanno già ampiamente dibattuto. I giudizi negativi sono stati, occorre dirlo, più numerosi degli apprezzamenti. Cooming soon e mymovies oscillano, tra pubblico e critica, intorno a 3.5 su 5 stellette.

La storia non ha bisogno di essere raccontata, ovviamente. Si tratta di una ricostruzione, fantasiosa la sua parte, del berlusconismo più che il racconto di un pezzo della nostra storia politica recente. In particolare in questa prima tranche per un’ora Berlusconi non appare, ma il regista si dilunga a descrivere un ambiente, un contesto che il personaggio Berlusconi ha portato, è proprio il caso di dirlo, agli onori della cronaca. Siamo stati per anni a leggere paginate di giornali che parlavano di olgettine, escort, dei vari Tarantini, Began, Lele Mora, dei Bondi e Apicella e compagnia bella. Ebbene sono “Loro” i protagonisti del film. Il filo conduttore è Scamarcio / Tarantini che cerca di agganciare un Berlusconi notoriamente sensibile ai fascini femminili e bisognoso, per distrarsi, di sensazioni forti. Nella critica che abbiamo scorso si fa spesso riferimento ai “nani e ballerine” che avrebbero costituito questo insieme caotico di aspiranti attricette dalle rare virtù, profittatori all’arrembaggio, politici da quattro soldi. Ebbene l’espressione è arrivata alle cronache ben prima del berlusconismo. Se ben ricordiamo la paternità si deve a Rino Formica, ministro delle finanze in epoca craxiana, che si riferiva però a certi consessi politici. L’unica innovazione berlusconiana è stata quella di non fare gran differenza fra questi due mondi…

 Abbiamo non a caso detto che Sorrentino si è dilungato in questa descrizione. Sarà che la serie del giovane papa ha condizionato il regista, ma veramente questa parte è eccessivamente lunga, con un approccio più da serie televisiva che da film. C’è parecchio di superfluo, anche se la mano di Sorrentino è sempre felice. Abbondano metafore, richiami e rimandi, suggerimenti, allusioni, visioni, il tutto evocativo di qualcosa che lo spettatore ci metterà di suo, tra uno stacco e l’altro. Insomma, c’è veramente tanto Fellini, come si è detto molte volte per la cinematografia di Sorrentino. Vogliamo ricordare la fine della “Dolce vita”, con la manta gigante morta sulla spiaggia e la giovanissima e verginale Valeria Ciangottini che parla da lontano a Mastroianni, e lui non capisce?  Sull’interpretazione da darsi a quelle immagini litigarono pure i critici cattolici!

Saccheggio del maestro, come qualcuno ha scritto? Citazione? Se è per questo Sorrentino “cita” anche sé stesso: la Roma descritta è parente prossima di quella della “Grande bellezza”, solo più plumbea, ricoperta dalla monnezza che cade da un camion della raccolta rifiuti uscito di strada per evitare un grosso topo di fogna.

 Poi, pecore stecchite per il freddo del condizionamento e rinoceronti, alla vostra libera interpretazione.

Dopo averci descritto per un’oretta alla sua maniera simbolica e visionaria questa umanità, entra in scena Berlusconi / Servillo, sempre eccezionale per le sue capacità camaleontiche. E si cambia completamente registro. Niente più scopate, cocaina ed ecstasy. Un quadretto familiare in cui “Silvio” cerca di riconquistare Veronica, che si sta allontanando da lui. Una Veronica quasi intellettuale, che legge il nobel Saramago, odia i telefonini e detesta quel circo di figuranti mediocri ed interessati che circonda il marito.

C’è chi ha scritto che questo quadretto familiare è da sit-com televisiva, di quelle che trasmetteva proprio Mediaset. E’ vero che Sorrentino tratta con una certa accondiscentente ironia il suo Silvio, quasi con simpatia: un vecchio filibustiere insomma. Ma chi si aspettava una replica del “Caimano” di Moretti era completamente fuori strada: Sorrentino non è regista militante da impegno sociale, abbiamo citato Fellini come uno dei suoi riferimenti, altri aggiungono Scorzese, certo non Francesco Rosi o Elio Petri, per chi se li ricorda o frequenta le cineteche.

Dunque un Silvio quasi simpatico, quando in un passaggio centrale di questa parte del film, spiega al nipotino che non è importante la verità in sé, ma ciò che si riesce a far credere agli altri sia la Verità, con la “V” maiuscola.

Siamo in Sardegna, ovviamente: prati rasati, il famoso vulcano, il villone, la costa smeralda.

C’è Apicella, che non piace alla Lario, ma anche Concato che canta per Veronica la Loro canzone. Ed il grande istrione sembra farcela, nella riconquista di Veronica, mentre però occhieggia da lontano le girls di Scamarcio / Tarantini.

Non sarà così, questo possiamo dirlo senza avere ancora visto il “Loro 2”! E qui ci dobbiamo fermare in attesa della seconda parte del film. Intanto per noi di “Onde critiche” un quattro stelle su cinque, rivedibile al giudizio complessivo.

 

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