RESTAURANT MAN

Autore: Joe Bastianich

Rizzoli

anno: 2012

 

 

Il nostro giudizio: BUONO

Recensione: Marypollon

 

 

“I vini del Nuovo Mondo non raggiungeranno mai i grandi vini dell'Europa del Vecchio. E' come iscriversi in un college classico in cui si studia letteratura o frequentare una scuola sperimentale. E' la differenza tra Sophia Loren e Pamela Anderson” 

 

Questa biografia divertentissima e molto "diretta" (non dimentichiamo che il nostro Joe è sì italoamericano, ma di ascendenze istriane) si apre con alcuni consigli diretti agli aspiranti restaurant men, riassumibili con queste parole tratte dal testo: 

 

“Risparmiate ovunque possibile!  E non offrite NULLA agli amici!”

 

Joe nasce nel 1968 e cresce nel Queens a New York e passa tutte le sue estati in Italia; ben presto incomincia  a notare che, per quanto circondato d'amore, la sua vita è ben diversa da quella dei nati dai Goldstein, dagli avvocati e dai medici, iscritti ai clubs di biliardo esclusivi....  

Notare che ai tempi i genitori avevano già un discreto successo con il "Felidia" (ristorante alla moda il cui nome nasce dalle iniziali di Felice e Lidia).

 

Trovo meravigliosa la parte in cui racconta di come, grazie alla sua intelligenza, arrivi a lavorare alla Merrill Lynch.. 

 

“La mia mossa successiva fu un Executive Master in Business Administration alla Stern School of Business della New York University.

Fui ammesso e sarei diventato un uomo di potere.

Ma cosa stavo imparando realmente?

Stavo imparando a diventare una cozza umana, un parassita che non produce e non fa niente. Lo trovavo demoralizzante e monotono e mi dava un tremendo senso di vuoto - non creare niente di valore, vivere di una piccola percentuale di transazioni fatte da altri.

Senza contare la gestione totalmente idiota dell'ufficio. Non sono bravo a leccare il culo - nessuno cresciuto nel Queens lo è - e non potevo sopportare che fosse qualcun altro a decidere quanto successo potessi avere e quanti soldi potessi fare.

Dovevo prendere in mano il mio destino.”

 

Ad un certo punto arriva la svolta: Joe realizza che nel mondo della finanza non era nessuno, e senza raccomandazioni difficilmente sarebbe riuscito a diventarlo, ma tutti i grandi della terra volevano far parte del mondo del food and wine di New York , non capendoci nulla, mentre lui aveva già competenze da sfruttare. 

 

Trovo stupendo e molto realistico anche questo pezzo:

 

“Wall Street assomigliava più al Queens che alla Boston universitaria ed intellettuale, un ritorno alla politica machiavellica della strada. La competizione tra gli operatori di borsa non era tanto intellettuale quanto fisica. La rabbia, la competizione e lo spirito di sopravvivenza di questi uomini facevano sì che non fossero meglio dei peggiori ragazzini di strada cresciuti nel Queens”

 

Incassata la buonuscita da Wall Street, Joe torna in Italia, dove approfondisce il terroir locale ed il cibo, partendo dalla Toscana. In particolar modo in quel momento parte dalla conoscenza dei vini poco conosciuti. 

Ricordiamo che ad oggi in Friuli produce il Vespa Rosso e bianco, il Tocai, il Calabrone. 

 

“Con i miei vini sto riportando i miei figli nell'Europa del dopoguerra, da cui i loro antenati gli hanno costretti a fuggire” 

 

Tornando alla nostra narrazione decide di coinvolgere la madre nell'apertura del suo primo ristorante, "il Becco", ma la stessa ha la sensibilità di lasciargli fare le cose a modo suo, sulla base delle sue decisioni (ancora, molto basate sul controllo dei prezzi!)

 

Nel frattempo si sposa, e va a vivere ... vicino alla mamma Lidia nel Queens, come tutti i bravi italiani.

 

Qui si apre una fortissima digressione sulla gestione del personale, (anche la procedura per indurre le dimissioni dei medesimi!) in particolare di chi conta apparentemente meno, ma ha il rapporto con il cliente in mano, delle guardarobiere e dei maitre, importantissimi. 

 

“di solito è un semidio che si considera un gran figo e che nasconde una grande psicosi, fino a che le sue psicosi non aumentano tanto da indurlo a credere che i clienti vengano al ristorante per vedere lui”.

 

Importantissimo il sodalizio con Batali, (altro personaggione televisivo - prima di Joe - e mediatico che meriterebbe un indigine) da cui nasce il ristorante il Babbo, e successivamente il "Del Posto", il "Pig", "L'Otto", "l'Esca" ...e cosi via. 

 

Il libro narra di un uomo vero, umile, nato da genitori di grande intraprendenza, pur se con rapporti conflittuali tra loro e con le proprie radici; il titolo è dedicato al padre, ma chi gli ha spianato la strada è stata la madre. Purtroppo, come spesso accade, al successo della moglie, il padre ha reagito - come succede spesso agli uomini - con grossa acrimonia, non perdonandole l'ambizione.

 

Tra le chicche: la nonna che bagna le piante in reggiseno e pian piano diventa media azionista di una grande società e il passato da hippy del buon Joe...

 

Sicuramente un’autobiografia non convenzionale, per un uomo non convenzionale che ha qualcosa da insegnare anche fuori dalla cucina. Da leggere.

 

 

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