JACK FRUSCIANTE E' USCITO DAL GRUPPO

 

 

Autore: Enrico Brizzi

Anno: 1994

Ed: Mondadori

 

Il nostro giudizio: Ottimo

Recensione: Cristina Giammito

 

 

Bologna, 1992. Alex è un diciassettenne di famiglia borghese che desidera ardentemente uscire dal gruppo, “fare un salto fuori dal cerchio che ci hanno disegnato intorno”, vivere in libertà senza sentirsi necessariamente parte di uno schema sociale imposto. La sua è un'adolescenza sregolata, fatta di pensieri fuori dalle righe.

Considera il contesto familiare scomodo, ad eccezione della sua camera, rifugio meditativo imbrattato di poster e chiasso emotivo. Per il resto, si lascia risucchiare dall'adrenalina di una bicicletta che sfreccia come se fosse una Ferrari. “(…) vado in bici e non in bus, perché almeno a pedalare col freddo che surgela i passeri sui rami, ti senti vivo. Almeno ti pare che stai facendo qualcosa di un po' strano, ma anche di eroico e solitario.”

Governato da pensieri ruggenti, lascia che un walkman abbellisca le sue giornate grigie a suon di Sex Pistols e Red Hot Chili Peppers. Spirito libero, si scopre fortemente svincolato dalla regola che lo opprime. Il suo mondo subisce una scossa quando incontra Adelaide, un colpo in pieno petto, il lampo destinato a sconvolgere l'uniformità del suo cielo. Bella e desiderabile, per Alex ella rappresenta la prima concreta rappresentazione dell'amore. Cresce così, dentro lui, un vortice emotivo fatto di sogni e speranze nutrite da pomeriggi passati a stare stesi sul prato, chiacchierare, tenersi per mano...

Se ne stavano anche zitti, ogni tanto. Abbracciati sul letto, i respiri che andavano su e giù. (Erano i silenzi più lenti e maledettamente intensi che il vecchio Alex avesse mai ascoltato.)

La scrittura di Brizzi è un portento vitale. Stimola il tumulto di un'età che risuona nel lettore come una dolce melodia grazie ad una prosa dinamica ed accesa. Leggere un'opera come “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” vuol dire tuffarsi nella leggerezza adolescenziale e scoprire di non aver mai smesso di amarla per la sua purezza ed esplosione di vita. Il protagonista ha voglia di vita incondizionata ed è deciso ad affermare la propria persona passando attraverso l'etichetta di incompreso e ponendosi contro la società del suo tempo, incluso il sistema scolastico.

Ti guardano male, se sanno che fai delle letture per conto tuo. Se si accorgono che alzi la testa, o che esci dal gregge. (…) la loro ironia del kazzo, il loro programma di reintegrazione se li possono proprio appallottolare dove non splende.”

Una Bologna meravigliosamente avvolta nel candore di nascenti anni Novanta colmi d'immortale magia fa da sfondo ad una vicenda che colpisce per la semplicità narrata in modo sfuggente, febbrile al pari della foga giovanile di Alex. L'opera ricalca un'epoca e una età che mai smembrerà la propria essenza; si respira aria di ribellione, di primi amori e di sensazioni legate al fiorire di anni pieni di piacevole tumulto. Un libro incline al sogno, quello vivo, percepito sulla pelle grazie al coinvolgimento di righe che fondono l'emozione con l'ironia. L'immagine nitida e spigolosa del protagonista preme sulla carta in un ingombrante flusso di coscienza che tocca il rigo per poi alimentarlo con impavide azioni riflessive. Un ritratto di crescita marcato ed avvincente fa dell'opera un prezioso manifesto generazionale destinato a stimolare curiosità e meraviglia in chi la legge. Nonostante la sua rilevante valenza simbolica riferita ad uno specifico periodo, essa è abile nell'attirare magneticamente lettori passati e futuri.

 

In tanti si ritrovano in queste pagine smaniose di conferme, annaspanti tra l'incertezza di un avvenire annebbiato e la marcata esigenza di affermazione personale. Lo stile di Brizzi attira e desta viva curiosità nel proseguire la lettura, volendo conoscere a fondo il suo irruente mondo letterario.

 

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