ZYGMUNT BAUMAN (1925-2017)

 

 

Recensione: Marypollon

 

Zygmunt Bauman è un sociologo recentemente scomparso, cresciuto nella tradizione marxista, polacco di origine ebraica, noto per le sue critiche alla società del capitalismo.

Ha prodotto una serie di "liquid books" sulla fragilità dei legami umani, e sull'incertezza di questi tempi.

 

Si tratta di una metacritica alla globalizzazione ed ai problemi in termini di insicurezza che ha prodotto, sulle conseguenze e sulla giustizia internazionale. 

 

Sradicare le barriere commerciali vuol dire creare un mercato senza frontiere...

ma questo porta a delle transizioni anche a livello sociale (insicurezza, debolezza estrema dei legami umani, paura, mancanza di controllo percepita, populismo contro a difesa dei confini nazionali).

 

Sostanzialmente viene più volte ribadito che viviamo in un mondo dominato dalla flessibilità universale, più acuta e priva di prospettive che penetra tutti gli aspetti della vita individuale. 

I rapporti d'amore, gli interessi, le professioni, i valori e soprattutto i modi di perseguirli, i modelli di bellezza. 

Regnano il caso e la confusione, l'insicurezza, l'incertezza e la vulnerabilità, e se sai di essere in questo tipo di mondo, ti è concessa una maggiore dose di edonismo e di cinismo. O perlomeno sono razionali come altre scelte.

 

Il lavoro viene valutato spesso non per la sua utilità in senso sociale, ma per la capacità di divertire di soddisfare i bisogni e desideri estetici del consumatore, di chi colleziona esperienze e sensazioni. 

Sicuramente non ci aspettiamo che venga elogiato chi fa un lavoro che lo rende una persona umanamente "migliore".

 

Il concetto chiave di Bauman è sottolineare il passaggio dal CAPITALISMO PESANTE al CAPITALISMO LEGGERO.

 

Il modello fordista "basico" - il cosiddetto CAPITALISMO PESANTE - è tramontato, con la sua capacità di unire in modo indissolubile capitale e lavoro e di creare ed accettare una dialettica tra i medesimi. 

La sopravvivenza dei lavoratori dipendeva dall'avere un lavoro, ma la sopravvivenza del capitale dipendeva dai medesimi. 

 

Il punto CHIAVE è che nessuno dei due poteva trasferirsi altrove.

I negoziati, il ruolo dei sindacati, la contrattazione collettiva nasceva da questo legame oserei dire matrimoniale ed indissolubile - nessuna delle parti in lotta poteva permettersi di andarsene per la sua strada.

 

Il disimpegno nasce dalla nuova autonomia del capitale, che si riproduce e cresce dove vuole. 

La politica è diventata un tiro alla fune tra la velocità di movimento del capitale ed i poteri locali, necessariamente piu lenti. 

E' quindi necessario SEDURRE il capitale, le nuove regole sindacali vengono da sole, soprattutto portano ad un mercato del lavoro flessibile - incapace di opporre resistenza, incurante! -

 

Trovo stupendo il riferimento al fatto che Bauman ricordi che ad oggi, in questo nuovo capitalismo, secondo Reich esistono 4 categorie di lavoratori:

 

1) i manipolatori simbolici - chi inventa le idee ed i modi per renderle appetibili e commerciabili

2) chi si impegna a riprodurre il lavoro (eg. educatori)

3) chi si occupa dei servizi

4) chi si occupa di produzione - destinato ad essere USA E GETTA -

 

In cima alla piramide del CAPITALISMO LEGGERO troviamo chi conosce le leggi del labirinto, chi ama creare, giocare, essere sempre in movimento, in linea con questa società, con valori egoisti ed edonisti. Chi non soffre la precarietà, l'instabilità e l'essere ibrido.

 

LA LEADERSHIP E' STATA SOSTITUITA DALLO SPETTACOLO, E LA SORVEGLIANZA DALLA SEDUZIONE.

L'accesso alle informazioni è il diritto umano per eccellenza.

 

Il mindset cambia, creando ansia, debolezza ed incapacità di affrontare la situazioni di vita che si vanno a creare, che d'altra parte sono dette LIQUIDE perche' non riescono a durare nel tempo ed a cristallizzarsi. 

 

L'amore come un legame eterno ed inscindibile è praticamente impossibile da applicare, ed assume tratti che ricordano quelli dello shopping; eppure si nota spesso una palese contraddizione: da una parte molti sembrano aspirare, almeno nelle intenzioni o quanto meno a parole, all'amore solido, alla relazione stabile ma, nella pratica, sono terrorizzati dall'idea che un legame si solidifichi. 

 

 "E così è infatti, in una cultura consumistica come la nostra, che predilige prodotti pronti per l'uso, soluzioni rapide, soddisfazione immediata, risultati senza troppa fatica, ricette infallibili, assicurazione contro tutti i rischi e garanzie del tipo «soddisfatto o rimborsato» quella di imparare l'arte di amare è la promessa (falsa, ingannevole, ma che si spera ardentemente essere vera) di rendere l'«esperienza dell'amore» simile ad altre merci, che attira e seduce sbandierando tutte queste qualità e promettendo soddisfazioni immediate e risultati senza sforzi".

 

Parole quanto mai attuali...

 

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