Regista: Paolo Virzì
Produzione: Italia
Anno: 2016
Attori: Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti
Il nostro giudizio: OTTIMO
Recensione: Nya
La “Pazza Gioia” è un film di Paolo Virzì e Francesca Archibugi che racconta le vicissitudini di due donne, Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti), poi diventate amiche, l'una quasi indispensabile per l'altra. Beatrice è una donna ricca affetta da bipolarismo che è stata sposata con un ricco avvocato che ha poi tradito con un criminale, sprofondando nel caos più totale. Anche i rapporti con la madre non sono dei migliori, che preferirebbe non avere mai più a che fare con lei. Donatella invece è una giovane ragazza affetta da depressione causata un po' dal suo passato e i non-rapporti con i genitori: la madre che non ha saputo mai amarla e un padre imbranato e buono a nulla, ma soprattutto tormentata dall'adozione “forzata” del figlioletto Elia, inizialmente tolto alla madre e portato in un istituto perchè “troppo depressa” per prendersi cura del figlio. Lei stessa racconta in una commovente scena del film che in quel periodo lo andava a trovare ogni giorno per tutte le ore che le erano permesse, e al momento di salutarsi lui piangeva.. piangeva tanto. E ad un certo punto dice, riferendosi alla sua “troppa depressione”: “Allora curatemi, no? Datemi Elia. Che mi curate levandomelo?”. E giù le prime lacrime. Le due protagoniste socializzano molto e fanno amicizia, diventando inconsapevolmente una il beneficio dell'altra. Tanto che un giorno gli operatori della comunità terapeutica dove sono ospitate, decidono di concedere un'uscita in coppia alle due donne. Uscita che però termina con una fuga, lasciando le donne libere per qualche giorno di darsi alla “pazza gioia”, ovvero fare cose che nel quotidiano una mente ritenuta “normale” forse neanche considera: guidare la macchina, fare shopping, andare a ballare o a cena fuori. Il finale ovviamente non lo spoilero ma consiglio vivamente di andare a vedere questo film, in primis perchè è un film di Virzì, e i film di Virzì sono un po' come quelli di Woody Allen: vanno visti a prescindere. E poi perché fa veramente riflettere sulla bellezza e sulla complessità della mente umana. Quante persone attorno a noi stanno male e non ce ne accorgiamo? Siamo sempre così presi dalle nostre cose che gli altri vengono sempre dopo: se abbiamo tempo allora possiamo dedicarci anche a loro. E se ce ne accorgiamo invece ci mettiamo l'anima in pace con un'uscita, una chiacchierata o un messaggio carino, ma chi sta male ha bisogno di qualcuno al suo fianco per un periodo un po' più lungo. Solo che nessuno si vuole mai circondare di gente che sta male. Ma spesso siamo anche noi a stare male e a fare finta di niente, a non chiedere aiuto, ad aspettare che qualcuno si accorga di noi e del nostro malessere. Intanto la nostra mente, piano piano, giorno per giorno, continua ad essere scavata e trasformata. Io spero che questo film, essendo un film forte e di impatto, colpisca veramente qualcuno degli spettatori e ci faccia ricordare di guardarci anche intorno e non sempre e solo egoisticamente dentro. I fazzoletti sono consigliati ma la bravura di Virzì è stata anche quella di alternare a momenti forti, momenti simpatici. Una delle scene simpatiche che ricordo riguarda le due donne a cena fuori nel loro momento di ricerca della pazza gioia e ad un tratto Beatrice dice a Donatella, dopo averle mostrato l'ennesimo tatuaggio: “Comunque comprati un quadernetto per scrivere le tue cosine...” e Donatella risponde ingenuamente “Perché? E' bello!”
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Recensione: Marypollon
C’è un autobus, un autobus!!Che si prende un autobus a caso?
Ma abbiamo anche una macchina! Ci diamo alla pazza gioia!!
Questo film ben si inserisce in un periodo caratterizzato da forti femminicidi e dalla violenza, anche psicologica, sulle donne (ricordo che anche se il tema è la pazzia, alla pazzia si puo’ anche “portare” qualcuno, soprattutto se sensibile, solo e fragile).
Per la prima volta con un film a Cannes, Paolo Virzì ha presentato alla Quinzaine des Réalisateurs una commedia tipicamente sua sfruttando l'ambientazione da Montecatini alla Versilia, nel verde delle colline pistoiesi.
E’ un’opera che merita grande successo anche per le due attrici struggenti:
sono Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi),contessa sopra le righe, mitomane, loquace e narcisistica…
“Comunque compratelo un quadernetto per scriverti le tue cosette invece di riempirti il corpo di quelle brutte scritte
Le ho detto di non toccarmi, ho capito che cerca di farmi la corte ma non mi tocchi”
Le parti migliori sono infatti quelle con la Bruni Tedeschi, strepitosa in un ruolo molto sfumato di ricca invadente e logorroica che nega la realtà dei fatti intorno a sé (il marito l'ha fatta interdire)
Importante il tema di voler insistere da parte sua a voler trovare la felicità nella ricchezza:
"Chi ha mai trovato la felicità in un tramezzino?" |
La felicità si trova nelle tovaglie di fiandra e nel vino in bicchieri di cristallo”
…e la depressa e anoressica Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti), insicura, silenziosa, schiva, la quale vorrebbe ad ogni costo rivedere il figlio che le è stato tolto.
Presente il tema a me molto caro del tentato suicidio salvifico.
E’ un road movie che incarna in due personaggi differenze sociali e psicologiche. Forse unico erede autentico rimasto della commedia all'italiana, il regista si differenzia dai maestri per un affetto più sincero verso i personaggi e per una maggiore indulgenza verso di loro: il che vuol dire che il suo sguardo è meno feroce, ma anche meno cinico.
E’ un rapporto benefico per tutte e due, io personalmente incoraggerei un’uscita in coppia.
Se denunciamo la loro scomparsa si aggrava tantissimo la loro posizione.
Che dobbiamo aspettare che rapiscano il figlio?
Temi cari e che riguardano entrambe le protagoniste.
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