Anno: 2021

Produzione: Stati Uniti
Attori: Elizabeth Olsen, Paul Bettany, Teyonah Parris, Debra Jo Rupp

 

 

Il Nostro Giudizio: Molto Buono

Recensione: Alessia Priori

 

La Misteriosa Metafisica di WandaVision

 

Un pizzico di Truman Show, un goccio di Westworld ed easter eggs in abbondanza: Il Marvel Comics Universe ha inaugurato la quarta fase con un prodotto seriale architettato su una struttura complessa di rimandi e citazioni, tale che non è sufficiente vederla per apprezzarla a pieno, ma è necessario studiarla. Il creatore Jac Schaeffer ha portato con WandaVision il cinema nella serie TV, costruendo in nove episodi da circa quarantacinque minuti ciascuno un percorso meta-televisivo che omaggia la storia delle sit-com attraverso l’analisi del subconscio di Wanda Maximoff, dei suoi traumi e ricordi.

Salti T(V)emporali
Anni ‘50, formato 4:3, equivoci divertenti e atmosfere che richiamano alla mente “Sabrina, vita da strega”, così Wanda e Visione, interpretati brillantemente da Elizabeth Olsen e Paul Bettany, vengono introdotti sullo schermo, in un primo episodio che già nasconde dietro la patina rassicurante di leggerezza e tranquillità elementi perturbanti. Ad ogni puntata il formato si adatta, la musica cambia e lo spettatore viaggia attraverso gli anni ‘70, ‘80 e ‘90. Per costruire questo percorso temporale i Marvel Studios hanno preso in prestito elementi di The Dick Van Dyke Show, Malcom in the middle e Modern Family, oltre a format pubblicitari tipici del decennio trattato, con misoginia e vibes da MTV generation inclusi. Tuttavia, non a caso. Infatti come si viene a sapere, Wanda Maximoff è un’appassionata di serie TV, una binge watcher che oggi avrebbe avuto l’abbonamento ad ogni piattaforma esistente. Questo piccolo dettaglio, che da una parte avvicina il personaggio allo spettatore, dall’altra introduce il legame tra la forma del prodotto e il contenuto dello stesso, portando a chiedersi: Cosa è veramente WandaVision?

Fenomenologia di un trauma
Ogni spot e ogni episodio si inseriscono all’interno di un contesto meta-seriale, in cui l’episodio stesso lentamente si rivela essere frutto della mente malata di Wanda. Così dalla quarta puntata non è più il nostro televisore quello su cui l’eroina trasmette la propria vita, ma quello della S.W.O.R.D. (Sentient Weapon Observation Response Division), i cui agenti, accampati fuori da Westview monitorano insieme ad una troupe di ricercatori la straordinaria creazione della sorella Maximoff: un mondo fittizio di dolore e amore; un’ideale infranto che Wanda ha simulato inconsapevolmente e che difende con tutte le sue forze. Infatti la vita che viene mostrata nei primi episodi, quella di una famiglia felice nella periferia americana, è solo una recita che Wanda dirige per auto-illudersi che Visione sia ancora vivo, che la vita che avevano sognato insieme si stia trasformando in realtà, che tutta la sofferenza che ella ha provato fin da bambina sia stata solo un incubo. Eppure quest’ultimo è la realtà e l’esistenza cliché che ella sta conducendo è invece un sogno, una manipolazione delle menti circostanti, compresa la propria.

L’eroina Wanda si trova dunque in conflitto con l’umana, i cui traumi sono a tal punto radicati da prendere il controllo dei suoi poteri e tagliarla fuori dalla realtà per proteggerla da ulteriori sofferenze, anche a costo del bene altrui. Tuttavia l’illusione non può durare in eterno perché per quanto il dolore spinga Wanda dentro sé stessa, il mondo reale prima o poi bussa sempre alla porta.

 

La banalità di Bene VS Male

Per Wanda la realtà ha due volti: il primo è quello dell’agente S.W.O.R.D. Monica Rambeau, che è l’unica a comprenderla senza accusarla e che pur di aiutarla si sottopone più volte a radiazioni elettromagnetiche, le quali non potranno non avere effetti collaterali; il secondo è quello di Agatha Harkness, antica e potente maga che si dimostra essere un villain piuttosto superfluo. Infatti con WandaVision la Marvel si era creata l’opportunità di trattare il rapporto male-bene in modo totalmente differente dal binomio dualistico caratteristico; Agatha avrebbe potuto essere solo una parte del subconscio di Wanda che era pronto a superare il lutto e ad infrangere il velo del sogno, un cattivo proveniente dalla mente stessa dell’eroina. Invece Schaeffer ha preferito virare bruscamente negli ultimi due episodi su un finale classico e prevedibile, con il tipico duello sensazionale pieno di effetti speciali. Fortunatamente il sotto testo ricco di ammiccamenti rende l’intera serie, aldilà della trama in sé, non solo un prodotto fruibile a chiunque, ma addirittura necessario per chi è appassionato del MCU e attende con ansia lo sviluppo della fase quattro, con la serie Loki e i film Spider Man No Way Home e Doctor Strange in The Mutliverse of Madness.

 

Indizi nascosti: cosa ci aspetta?

D’altronde il gusto maggiore di guardare WandaVision consiste nel decriptare i messaggi nascosti in ogni frame, incluse le pubblicità, nelle quali si nomina l’azienda Stark, l’Hydra e Nexus, tutti collegati ai traumi passati della protagonista. Inoltre vengono introdotti due elementi fondamentali per quello che sarà lo svolgersi della quarta fase Marvel: l’Hex e il Darkhold. Quest’ultimo, ben noto ai fan di Agents of S.H.I.E.L.D. è una raccolta di incantesimi oscuri realizzata dal demone Chthon; l’Hex (Esa nella traduzione italiana) invece, cosa sia di preciso ancora non lo sa nessuno, ma chiunque segua l’universo MC è consapevole che non si può ridurre alla “manifestazione del dolore di Wanda”, poiché non solo ricorre in tutta la serie, ma è già stato visto sullo sfondo di teaser e trailer vari. Numerose teorie lo pongono al centro del futuro sviluppo narrativo: Segno del diavolo? Oppure un multiverso creato dalle sei gemme dell’infinito?

Non ci resta che scoprirlo nelle prossime puntate.

 

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