Regista: Eisa Amoruso

Produzione: Italia

Anno: 2019

 

 

 

Il nostro giudizio: DISCRETO/BUONO

Recensione: Marypollon

 

“LE PERSONE CRITICANO IL CONTENUTO, MA LEI è IL SUO MEZZO  

Chiara Ferragni possiede l’esperanto dei social media, il linguaggio della contemporaneità”  

 

Si tratta di un documentario, girato da Elisa Amoruso in stile, lo dico subito, palesemente AGIOGRAFICO.

 

Chiara Ferragni – Unposted, il docu-film dedicato all’influencer di Cremona, è l’equivalente cinematografico di una serie di post su Instagram, il social network su cui conta oltre 22 milioni di follower: un’escursione autocelebrativa nel settore audiovisivo (e festivaliero) in cui la regista   fa – né più né meno – la figura della social media manager. 

Divenuta nel giro di dieci anni, e ad appena 30 anni compiuti, un’imprenditrice capace di fatturare oltre 40 milioni di euro l’anno solo con il suo marchio di moda – senza considerare cioè tutte le ricadute delle sue attività editoriali - la Ferragni corona con questo film un anno di grandi cambiamenti, quello della nascita del primogenito Leone, del matrimonio con Fedez e della decisione di diventare CEO di entrambe le società che ha fondato, TBS Crew (evoluzione del suo blog The Blonde Salad) e Chiara Ferragni Collection. 

Un tema che mi appassiona è quello della POPOLARITA’ da social media  Qual è il ruolo dei BLOGGERS?  

 

La popolarità è una nuova forma di potere, come il DENARO ma non immediatamente convertibile in esso, ad esempio … siamo certi sia sufficiente avere dei followers per guadagnare? Personalmente non credo sia cosi’, credo anche sia molto difficile , al di là delle cifre che vengono date e che anche io ho riportato sopra, quale sia la reale “ricchezza” di un personaggio popolare 

 

Quanti degli oggetti dati agli influencer sono veramente loro? E non solo “in prestito”?

L’influencer non è un’artista, o perlomeno non è solo un’artista, ma è un vero e proprio cartellone pubblicitario (certo, puo’, se non ha un forte bisogno economico scegliere cosa rappresentare e cosa non rappresentare, ma resta una persona che fa di se stesso un veicolo, in primis di promozione di prodotti)  

Il ruolo delle influencers è stato quello di accorciare le distanze tra il mondo della moda e quello dei consumatori , sono come dicevamo delle pagine pubblicitarie viventi, i social media parlano infatti direttamente al consumatore finale. 

 

 

In questa realtà, lei è stata la prima ITALIANA riconosciuta nel mondo, è entrata nel suo mercato e l’ha dominato.  

 

Il titolo UNPOSTED di questo docu-film è lievemente fuori luogo, perché di “scottante” c’è relativamente poco. 

 

Ci sono pero’ alcuni temi o chiavi di lettura che ho trovato molto intriganti in prima persona, ovvero il rapporto con la famiglia di origine e l’ex partner Riccardo Pozzoli.  

 

La famiglia ha dato a Chiara l’imprinting al viaggio ed alla condivisione, che non quindi strumentale al raggiungimento della popolarità, ma parte da come è stata cresciuta e elemento caratteriale si è evoluto con lei.  

 

Di lei mi piacciono la determinazione a reggere le critiche, e la volontà di impegnarsi in prima persona per combattere il fenomeno del cyberbullismo. 

 

Ricordo infatti benissimo la nascita delle prime fashion bloggers e quanto sono state osteggiate e invidiate.  

 

Lancia spesso questo messaggio, volutamente rassicurante e semplificativo :il messaggio che se vuoi, puoi farlo anche tu . 

 

Il documentario rappresenta molto lo stile del social media INSTAGRAM, accosta varie immagini e filmati, ma non racconta ad esempio perché lei è stata la persona giusta al momento giusto.  

 

Parecchi i personaggi intervistati: ricordo uno per tutti il direttore artistico di Moschino, Jeremy Scott, che ribadisce come il fatto di provenire da una piccola città possa essere una spinta.  

 

Nascere in un ambiente in cui non ci sono connessioni con la moda, doversi fare un nome per ciò che si è, questo puo’ spingere l’ambizione ;il desiderio di diventare parte di qualcosa, di potersi esprimere e di diventare la persona che tu immagini di poter essere.  

 

Il documentario parla di una Chiara bambina piena di entusiasmo, ricca di voglia di viaggiare, di esplorare, senza la paura di dover assecondare gli altri, e senza il bisogno di piacere per forza.  

 

La mamma Marina Di Guardo le ha trasmesso un tratto chiave : la fiducia in se stessa, la self confidence.  

 

Lei è sempre stata cosi, solo ha trovato il giusto modo di applicare se stessa,: un ‘amante della condivisione  nata 

 

Il legame con la madre ed il padre, in conflitto tra di loro, appassionati di fotografia e di ripresa,  puo’ essere che abbia influito, puo’ essere che cercasse di ottenere attenzioni dei genitori  attraverso una telecamera , cosi’ come altri lo cercano nel lavoro e nello studio ( e quanti ne conosciamo in prima persona) 

 

Da parte mia sono estremamente interessata a ciò che nel documentario è stato appena citato ovvero il discusso rapporto con Riccardo Pozzoli, co-creator del blog, che indubbiamente avrà contribuito in misura più rilevante di quanto Chiara ammetta, a mettere a terra un team di 14, 15 persone già a 22 anni.  

 

The Blonde Salad nato infatti nel 2009, generava 30mila visite già nei primi mesi ; grazie alla sua imprenditorialità ha subito trovato i primi business partners ed i primi lavori nel febbraio 2010, con  i primi inviti alle sfilate  

 

Subito si è verificato il fenomeno del boicottaggio da parte degli haters  

 

Non accettata dalle persone appartenenti inizialmente al settore moda (che Chiara non ha studiato, era ed è semplicemente una Bocconiana appassionata di fotografia) .

 

Alcuni facevano di tutto per farla sentire scomoda (i noti dissuasori che tutti abbiamo), alcuni scrivevano ai brand per lamentarsi dell’accostamento con il suo nome.  

 

Ad oggi il sito The Blonde Salad è totalmente cambiato,  era nato come un diario, ora ha una parte redazionale ed una parte di e-commerce.  

Sotto certi aspetti è comprensibile la posizione “condannata” dalla Ferragni tenuta da Riccardo Pozzoli, che nel film si dice fosse pronto a vendere la sua quota del 45% dell’azienda (che citavo prima…) mentre lei stava per dare alla luce un figlio con Fedez ( altro personaggio di enormi capacità imprenditoriali, su cui pero’ non apro una parantesi perché sarebbe veramente troppo corposa!)  

 

Ovviamente Pozzoli ha contribuito alla creazione di qualcosa che avrebbe perso con il matrimonio di lei e la nascita del figlio , come ex fidanzato, d’altra parte senza l’immagine di lei da nessuna parte sarebbe arrivato. Non sarebbe più stato presente nel suo futuro , cosa è giusto fare per uno startupper a quel punto? 

 

Il progetto The Blonde Salad era nato infatti dal loro connubio: Chiara appassionata di moda e fotografia e lui orientato al marketing e al business. Hanno intuito che le aziende di moda avevano un’esigenza di visibilità a cui hanno risposto con un progetto “chiavi in mano” apposta per loro. Hanno messo insieme l’aspetto creativo con quello promozionale. La pubblicazione dei post (su moda, viaggi, lifestyle) ogni mattina alle 9 rendeva la lettura un’abitudine quotidiana. Con i primi ricavi hanno allargato il team. Fondamentale è stata la scelta di viaggiare tanto e avere da subito un respiro internazionale. 

 

Nel febbraio 2010 Chiara è stata invitata per la prima volta alla Settimana della moda. Da lì, moltissime occasioni: Benetton che la nomina giudice per un concorso creativo online, Fiat che sponsorizza un nostro viaggio a bordo di una 500, Yoox che è tra i primi ad acquistare banner pubblicitari sul blog. In parallelo, arrivano proposte di partecipazioni a programmi televisivi, ma decide di rifiutare le ospitate: il mondo della moda è molto snob e la tv ci avrebbe allontanati dal nostro obiettivo. A volte serve la sensibilità di capire qual è la strada giusta da seguire o da evitare 

Chiara Ferragni si impegna per dimostrare che è totalmente Self Made, non deve tutto all’ex fidanzato Riccardo Pozzoli.  

 

Cancellare l’idea che lei fosse solo immagine, mentre il giovane imprenditore laureato in Bocconi creava The Blonde Salad sulla base di un autentico business-plan e un investimento iniziale. 

 

 Per quanto Chiara resti sempre tenera nei toni, alcune informazioni sull’ex sono decisamente pesanti, soprattutto perché prive di contraddittorio. E soprattutto, anche rivelazioni così negative non bastano a cancellare l’evidenza. Se davvero la Ferragni ha un talento straordinario, è quella della direttrice d’orchestra: una donna che sa riconoscere e assoldare i migliori professionisti, compresa le  regista e le autrici di questo film. E il risultato è un esercito fedele, che saprà certo portare avanti ancora il suo successo, rilanciando sempre la posta. 

 

Questo senza essere eccessivamente critica o aspra verso Riccardo, l'aurea gentilezza di Chiara e l'assenza di conflitto nella sua comunicazione sono sempre ribadite: Chiara è gentile, Chiara ama la vita, Chiara non aggredisce nemmeno gli haters, ci viene ripetuto in continuazione.  

 

Non c'è conflitto nell'entrata di Ferragni nel mondo esclusivo della moda: Chiara dice di aver fatto fatica a emergere, ma  Elisa Amoruso non ci mostra come sia stato possibile che la figlia di un dentista di Cremona finisse a far défilé con Anna Wintour.  

Non c'è conflitto nella storia patrimoniale di Ferragni, perché la separazione da Riccardo Pozzuoli, suo ex socio e cofondatore del blog 'The Blond Salad', viene liquidata come "tradimento" e archiviata in un battito di tacchi. E soprattutto, nonostante Ferragni esponga il proprio corpo - reale e digitale - in un ambiente conformista come quello della moda, non c'è nessun accenno alla lotta necessaria per mantenere di fronte a tutti quell'esteriore perfezione.

È facile intuire che c’è molto di più, ma tocca intuirlo, perché è questo che lei (si può immaginare il controllo ferreo che avrà esercitato sul montato finale) decide di mettere in scena. Nel quadro non una crepa, una contraddizione, uno sbaffo di colore: l’unico a strappare un sorriso è Fedez, nei rari momenti in cui gli viene concessa la scena.  

Peccato: l’ascesa di quella che Forbes ha definito “la più importante influencer al mondo nel campo della moda” avrebbe meritato un vero approfondimento giornalistico, una qualche indagine antropologica sulle origini di una tanto produttiva forma di narcisismo e un serio racconto dei talenti imprenditoriali della sua protagonista. E magari avrebbe meritato un contraddittorio, un contorno di voci fuori dal coro.  

Le Critiche al docu-film sono inevitabili: non è analizzato il percorso, non vengono dichiarati esplicitamente gli obiettivi della protagonista  (forse anche perchè sono in divenire e non definibili, per definizione).  

 

Mi hanno personalmente colpito meno alcune parti, che invece sono piaciute molto al pubblico, ovvero il suo matrimonio ed il rapporto con il figlio Leone piuttosto che l’incontro con Paris Hilton  

Sicuramente Fedez sa rendersi simpatico. 

 

Cosa c'è di Unposted in una biografia in continuo aggiornamento con post, stories e simili? Fatta eccezione per il materiale d'archivio personale, tutto quello che va a comporre il racconto dell'imprenditrice digitale italiana più famosa al mondo è un continuo ed incessante deja-vu che aggiunge poco o nulla al suo mito, che pur apprezzo molto personalmente .  

 

 

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