IL CAMMINO DI SANTIAGO

 

 

Autore: Paulo Coelho

Anno: 1987

Ed: Feltrinelli

 

 

Il nostro giudizio: BUONO

Recensione: Francesco Lanari

 

 

Un romanzo particolare, autobiografico e pregno di quell’aria di mistero e magia che solo Coelho riesce ad evocare. È il suo primo romanzo e gli apre una strada verso una strepitosa e affascinante carriera letteraria. Il libro, come si evince dal titolo, narra la meravigliosa avventura del percorrere il Cammino compiuta in prima persona dall’autore. Per divenire un Mago dell’ordine di R.A.M è necessario che Coelho trovi la sua Spada di stregone, la quale è stata nascosta, per volontà del Maestro, da sua moglie alla fine del Cammino della Tradizione: il Cammino di Santiago.

A guidarlo ci sarà Petrus, un personaggio che ha già percorso a sua volta il cammino, con l’intento di trovare la sua spada. Egli gli insegnerà le “pratiche della Tradizione”, ossia vari esercizi che permetteranno al nostro autore di conoscere più a fondo sé stesso e di entrare in una perfetta armonia con il mondo. Troveremo una “Pratica RAM” per ogni capitolo (ad esempio nel capitolo del “Comandare e del Servire” vi è contenuto l’Esercizio dell’Ascolto: bisogna rilassarsi, chiudere gli occhi e concentrarsi sui suoni che ci circondano fino a che questi non diventano un’orchestra unica). Durante il Cammino, inoltre, Coelho dovrà affrontare prove di vario tipo, come sconfiggere il suo demone, ossia il Cane Nero (nella tradizione letteraria i cani neri sono di origini sovrannaturali, presagi della Morte); oppure l’attraversare una cascata. La morale che traspare dalle pagine del romanzo è il non arrendersi mai di fronte alle difficoltà che il Cammino (metafora anche del Cammino della Vita di ognuno di noi) ci propone. Una lettura bonariamente contraddittoria perché semplice e scorrevole, ma nello stesso tempo ricca di riflessioni e dati simbolici sui quali il lettore è costretto a soffermarsi per riflettere su sé stesso e su ciò che ha appena letto.

Perché ho scelto di mettere “buono” come giudizio e non, invece, ottimo? Questo continuo mantenere la narrazione sul filo contraddittorio del sacro e del metaforico causa la perdita d’equilibrio dell’attenzione da parte del lettore, il quale (scettico) capisce che i fatti sono stati un po’ “romanzati” o, in difesa di Coelho, “metaforicizzati” e fa fatica a seguire e a credere a ciò che nel libro viene descritto come veritiero e accaduto realmente. La difficoltà è proprio il saper distinguere il vero dal metaforico e questo alla lunga stanca. Inoltre Coelho mescola indiscriminatamente pratiche esoteriche, mistiche, magiche e cristiane. Punto a favore sul romanzo è il suo tono biblico, profetico che lo rende una “lettura calmante”. Una lettura da affrontare prima del sonno: una volta che il mio cervello si è incastrato con le varie metafore sulla vita e su noi stessi, mi diverto a riflettere sul significato di ciò che ho appena letto. Concludo con una frase tratta dal libro che porterò insieme a me quando affronterò il Cammino: “Il viaggio, che prima si rivelava una tortura perché volevi soltanto arrivare, adesso comincia a trasformarsi in piacere: nel piacere della ricerca e dell’avventura. Con questo, stai alimentando una cosa molto importante: i tuoi sogni”.

 

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