MACBETH

 

 

Luogo: Milano, Teatro Sala Fontana

Data: 7 aprile

Regia Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni

con Stefano Braschi, Francesco Fedele, Carolina Giudice

 

Il nostro giudizio: MOLTO BUONO

Recensione: Marypollon

 

Veramente molto bella questa versione del mio Macbeth, che capisco una volta di più, o meglio capisco diversamente, ogni volta che lo vedo.

 

In questo allestimento, curato da Archivio Zeta, si vuole mettere enfasi su due temi principali, quello del tempo e quello della paura. 

 

L'allestimento originario viene tenuto al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa, luogo dei carnefici, dei nemici, ma anche dei vinti. 

 

“Fair is foul, and foul is fair, hover through fog and filthy air”

 

Ed è presente in questa versione un richiamo forte al filosofo germanico del tempo, Martin Heidegger.

 

Ancora scenograficamente il pugnale della follia ed il pugnale con cui viene ucciso Duncan è rappresentato da una lancetta acuminata. 

 

“L'esserci, l'essere umano compreso nella sua estrema possibilità d'essere, è il tempo stesso” (Martin Heidegger)

 

“Time is free”

 

La paura dicevamo:

 

il violare l'ordine delle cose, di cui re Duncan è il sacro garante, o la paura dell'abisso della follia, nel voler guardare o voler sapere troppo oltre, o dell'assenza di sonno (e di senno):

 

“I dare do all that may become a man;  Who dares do more, is none”

 

Macbeth è l'uomo nuovo, l'antieroe, portatore del giusto e dell'ingiusto, un Copernico che mette in discussione lo stato delle cose, chiedendosi costantemente se sia ciò che le profezie vogliono da lui, e quale debba essere la portata del suo intervento.

Copernico torna anche in alcuni elementi della scenografia, o meglio dei costumi di Lady Macbeth, sul suo mantello è realizzato il disegno del sistema solare copernicano.

 

Il terzo tema a me carissimo è quello dell'onirico e delle tre sorelle fatali, sarebbe la profezia in grado di compiersi, anche se Macbeth stesse completamente immobile? 

 

“First Witch: All hail, Macbeth! hail to thee, Thane of Glamis! Second Witch: All hail, Macbeth! hail to thee, Thane of Cawdor! Third Witch: All hail, Macbeth! that shalt be king hereafter”

 

La profezia  racchiude sia la speranza che l'ineluttabile, il geneticamente già previsto? il magico ci guida, ma fino a che punto siamo autorizzati a chiedere di sapere di più? Siamo noi che scegliamo di anticipare il destino, chiedendo di sapere di più? 

Fino a che punto siamo autorizzati a spostare l'asse, chiedendo di sapere e di poter fare di più? 

E la conseguenza di questo sovrapporsi al divino, non è forse la pazzia?

 

“Oh, how full of scorpion is my mind” 

 

E' uno specchio fedele di ciò che siamo, o è passibile di interpretazioni? 

 

La dissimulazione, pure in un ambiente spartano e cattolico di highlands come quello scozzese: 

 

“Look like the innocent flower,

But be the serpent under it”

 

Il quarto elemento scelto da Archivio Zeta è l'uovo, ricorrente nella scenografia.

E' ciò che è già, ma contemporaneamente non è ancora 

 

L'uovo sulla scena è l'uovo infecondo, la testa che rotola, la bomba atomica, il concepito nel male da una coppia infeconda, il richiamo a De Chirico. 

 

“So foul and fair a day I have not seen”.

 

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