BATTIATO E ALICE

 

Luogo: Bologna, Teatro Europauditorium

Data: 30 marzo 2016

 

Il nostro giudizio: OTTIMO

Recensione: Enrico C.

 

Che Franco Battiato fosse un uomo attraversato ancora, alla veneranda età di 71 anni, da un’irrequietezza artistica quasi esuberante, non era certo un mistero per nessuno.

Ma che il maestro siciliano decidesse di rinnovare, nel 2016, sia pure con un tour, il sodalizio artistico con Carla Bissi, in arte Alice, sua storica partner in fortunatissime collaborazioni della prima metà degli anni Ottanta, ha sicuramente stupito molti.

 

Questo perché molti immaginano Battiato come un artista impegnato, negli ultimi 20 anni di carriera, ad allentare i suoi legami con un passato da troppi frettolosamente bollato “poppeggiante”, quei mitici anni ’80 fatti di elettronica e ritornelli facili, oltre che di giacche attillate e capigliature improbabili.

In realtà il gusto della provocazione volto a disorientare il pubblico è stato sempre un marchio di fabbrica dell’artista catanese, e, a un’analisi più attenta, il riportare in vita dopo oltre 30 anni, un brano semplice ed immediato, da hit parade, come “I treni di Tozeur” si inquadra perfettamente in un percorso artistico che ha radici profonde.

La stessa Alice oggi non è più la giovane cantante degli esordi, l’incontro con Battiato ha cambiato a tutti gli effetti la sua carriera – ed anche la sua vita - ma ha saputo negli anni successivi spingersi oltre, recidendo una sorta di “cordone ombelicale” che alla lunga poteva diventare limitante, per poi scegliere la strada dei piccoli dischi eleganti e per pochi, impreziositi da collaborazioni importanti.

Battiato ed Alice erano già tornati ad incrociare le loro strade nel tour del cantautore nel 2013 con Antony and the Johnsons, in cui Alice compariva come “special guest” duettando in due canzoni “La realtà non esiste” e “I treni di Tozeur” appunto.

A questo punto il percorso per un tour completo insieme era spianato, e la suggestiva cornice dell’ Ensamble Symphony Orchestra guidata da Carlo Guaitoli dà linfa nuova, con raffinati arrangiamenti ai successi del passato con cui il duo scalava le classifiche ed il gradimento del “mass market”.

La doppia data di Bologna (30 e 31 marzo) al Teatro EuropAuditorium si apre con qualche inquietudine, Alice è reduce da una brutta influenza che l’ha costretta ad annullare la serata precedente, lo stesso Battiato è raffreddato e sovente deve fermarsi a bere per schiarirsi la voce.

Trattandosi di un concerto “in tandem”, la formula è quella più tradizionale e logica, un set separato per entrambi gli artisti (ma con gli stessi musicisti) ed un finale lasciato ai duetti.

Inizia Battiato: l’apertura della setlist dell’artista catanese è affidata a “L’Era del Cinghiale Bianco" ed è facile prevedere che il pubblico scaldi subito gli applausi.

La scelta di accentuare e non sublimare i contrasti fra le sonorità elettriche della band che lo accompagna ed i morbidi arpeggi degli archi dell’Ensamble orchestrale si rivela vincente: forse il brano che meglio rappresenta la sintesi tra questi due approcci sonori è “No time no space” - una “chicca” del 1985 - in cui emergono entrambi in due fasi distinte (il ritornello affidato all’anima rock ed il resto del pezzo in cui tutti gli strumenti, archi compresi, sono coinvolti). In altri casi, invece, predomina un’unica sonorità, come nella versione – solo orchestrale - di due capolavori come “La stagione dell’amore” e “Povera patria”. In mezzo, quasi a fare da sintesi, le tastiere e la programmazione elettronica di Angelo Privitera che eruttano suoni distorti nella splendida “Shock in my town”.

La chiusura della prima parte del concerto è lasciata a “La cura” che parte con suoni morbidi e minimali per finire nel celebre assolo di chitarra.

L’inizio del set di Alice è timido e in stile “understatement”, la cantante romagnola si scusa per non essere al 100% causa le precarie condizioni di salute e inizia con due pezzi in chiave minimale “Dammi la mano amore” (un classico del suo repertorio che non manca quasi mai nei live) e “Tante belle cose” dall’ultimo album, di fatto autoprodotto, “Weekend”. Sonorità soffuse, archi in evidenza e tonalità basse con il chiaro intento di non sforzare troppo la voce, essendo all’inizio.

Il clima è un po’ freddino (pochi e timidi applausi del pubblico) e Alice conosce benissimo la difficoltà di salire su un palco che è stato fino a pochi minuti prima quello di Franco Battiato…e dovendo accorciare la scaletta del suo spettacolo decide di proporre subito due dei suoi pezzi più famosi (forse in assoluto i più famosi…): “Il Vento Caldo dell’Estate” ed una splendida e partecipata “Per Elisa” in cui finalmente possono emergere tutte le sue qualità vocali.

Poi, mentre intona “Veleni” e “Il sole nella pioggia” di nuovo le scuse ad un pubblico finalmente coinvolto e “comprensivo”: il suo set finirà prima del previsto, afferma mormorando poche parole “mi spiace, ma non ne ho più” ed ora “Franco tornerà sul palco”.

Ma non è un congedo; vengono sistemate vicine due sedie e i due intonano insieme una bellissima versione di “Prospettiva Nevski” oltre alla recente “La Realtà non esiste” di Claudio Rocchi, anch’essa inserita nell’ultimo album “Weekend”

E’ il momento della parte più rock dello show di Battiato, come molte volte nella chiusura dei concerti, c’è lo spazio per i brani de “La voce del padrone”, questa volta però nessun medley, il fortunatissimo album del 1981 viene proposto quasi integralmente con a spiccare, apprezzatissime dal pubblico, “Summer on a solitary beach” “Cuccurucucù” e “Centro di Gravità permanente”. Ma il momento forse in assoluto più bello del live è “Sentimiento Nuevo” in cui Alice ricompare a sorpresa sul palco e rende davvero splendido da seconda voce il famosissimo ritornello “la tua voce come il coro delle sirene d’Ulisse mi incatena ed è bellissimo perdersi in quest’incantesimo”.

Ovviamente “I treni di Tozeur” non possono che essere l’ultima canzone in assoluto del bis, la portata finale di un menù apparecchiato con esperienza e maestria da due artisti che conoscono ormai, dopo 40 anni, tutti i segreti dei live…ma prima c’è spazio per un bellissimo momento di intimismo e dolcezza a due voci con l”Animale”, forse in effetti l’unica vera canzone d’amore scritta da Battiato prima de “La cura”.

E’ ormai passato il tempo dei palazzetti e dei festival degli anni Ottanta, ora il pubblico della coppia Battiato-Alice è un pubblico maturo e consapevole che sa perfettamente di trovarsi di fronte due artisti camaleontici e lontani dalle mode, in grado di reinventare sempre con occhio lucido il proprio passato.

 

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